Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

496 G. VIGOLO, Canto fermo correntìa di umori appariscenti, e una gioventù contenta di poca festa vi si ritrovano intere, e le parole adoprate come colori.... l' « ombra turchina>> il « cangiante velluto dei muschi» le « rotaie ven31te di riflessi rosei e azzurri>> e i1 « fiore a-cciaio del cardo >> le « api fulve come grani d'incenso>>: con l'occhio assecondando il voltare delle stagioni. Effetti facili, come vedete, e di poco impegno. Poi qualcosa ci fu che gli diede un senso nuovo, la musica! Gli sug– geri una serie di rapporti insoliti, lo tenne continuamente in uno stato di eccitamento creativo, e gli scompigliò la pagina, quella che lui dice, con un attaccamento di piccolo padrone, « campicello di parole ». Cosi da questo rinnovamento nacque la lirica di Vigolo, i cui aspetti mette conto di esaminare. Dico che quel che prima ti colpirà nella sua prosa è una sorta di secentismo, avvertibile sopra tutto in certe facili cadenze, in certi ozii direi della penna: i « ventagli di gamme» le « filigrane d'armonici >1gli « arcobaleni melodiosi>> e, andando sempre più verso il grandeggiante, << Roma come un immenso organo d'oro>>. Con una singolare -capacità acustica egli arriverà perfino a pa·rlarti di « sinfonia fatta pietra», d'una« vocalità della pietra», d'un « canto fermo di colonne e di cielo», d'una << fuga per organo>> tradotta in « arcate, navat~, volte, su, su, fino all'alleluia della cupola». Il ricalco delle immagini, una volta tro– vata la spinta a suscitarle, non ti parrà difficile certo; ma quel « canto fermo >> anche in un secondo tempo ti continuerà a piacere. Non i;;oloper la felice invenzione, ma per una propagazione inconsueta che si ripeterà in tutto il libro, e per un suo valor simbolico. Canto fermo, contrap– posto al labile e all'effimero. E sentirai, dietro lui, tutte insieme le voci della città ripercosse in una nuvola, una nuvola nel cielo di Roma « vi– brante come una grande conchiglia», quasi fosse una << dttà di suoni» un« fiore sonoro>> una<< magica rosa>>. Harefa.tte quanto si voglia, quelle· voci rimarranno là dentro, anche per te, fermate nella loro essenza in– distruttibile; tu stesso ne subirai l'incanto, ne resterai preso. Le umane voci qualcosa hanno lasciato che risonerà vivo in quell'interno. Ma come un vento di entusiasmo creerà ancora un'altra immagine ·che parlerà ai tuoi sensi desti. Eoco Piazza San Pietro assomigliata a un porto : · << i vortici della città moderna si placano dinnanzi alla tranquilla rada », e San Pietro come una nave, col suo ponte arioso e la sua vela, naviga felice. Tutto intorno è un precipitare verso la morte, lì è suprema certezza. · Cosi è trovato il rapporto ideale che corre tra La Città dell'Anima e questo Canto fermo. Il tempo moderno inquieta Vigolo, e le età grandi son passate. Per poggiare il piede in terra sicuro, riposar la mente, cerca 1~ rovine, dove il « precario dell'architettura umana è caduto>> e gli.par. d1 vedere -come << uno spaccato di montagne dove secoli, imperi, pontifi– cati e dinastie giacciono ammassati in ,stratificazioni compatte 1> ; o del tristo presente cerca le forme d'una esistenza elementare la, vita sem– plice, quella che è• nuova e antica e immutabile. Il corr:re del tempo, come in un sunto di epoche espresso nella pietra fedele, gli dà l'illusione d'un'ombra di stabilità; e la vita rustica glf pare neppur toccata dai millennii. Dimenticare che il tempo continuamente scorre e consuma, BibliotecaGino Bianco

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