Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

R. BAOCHELLT, Oggi domani e mai 493 e lo imbratta di ogni turpitudine, - alla tentata violenza di Gallico su Giannina Limido, a cui il banchiere è spinto anche dal disperato bi– sogno di obliare nel possesso della donna la sua impotenza di fronte alla crisi economica che lo ha investito, la sconfitta di tutte le sue cer– tezze e presunzioni di maneggiator di denaro, - al ritorno di Giannina col marito in quel paesetto chiuso fra i monti, ritorno che sa anch'esso di malinconia e di sconfitta, - la narrazione si avvia alla catastrofe. Il dissidio fra gli sposi si fa anche più acuto, dopo la cura psicanali– tica a cui Emilia si sottopone per guarire da una malattia nervosa pro– dottale dalla morte della madre. A farle fare quella cura Fabio (il quale nei misteri della psicanalisi era un po' penetrato con una breve avventura a Monaco di Baviera, quando una tedeschina aveva fatto di lui l'oggetto di una sua esperjenza sessuale) aooonsente, al solito, fra l'irritazione e il compiacimento: ma Emilia ne esce davvero diversa, senza più ombra d'amore per lui, donnetta piccante, vogliosa di vita mondana e di fivrts, e anche, forse, di peccato. E non c' è più posto or– mai che per gli atti brutali e banali, eppur tragici e conclusivi : lé per– cosse, le pratiche per la separazione legale, i quattro colpi di rivoltella sparati da Fabio sulla moglie. Non la uccide e i giurati lo assolve– ranno: ma la sua vita è ugualmente spezzata e solo gli resta, fra tante macerie, il ricordo della guerra bene combattuta. Si tratta, come si vede, di una vicenda prevalentemente sensuale : e notiamo subito che questa sensualità dei personaggi di Bacchelli, ca– rica di pesi, intrisa di rimorsi, naturale e calda e inevitabile ma con– trastata e frugata dall'intelligenza, è l'altro elemento lirico del ro– manzo, accanto, o, sia pure, in contrasto con la nostalgia della guerra. Ecco Fabio Anceschi : è un uomo colto, curiosissimo delle cose dello spirito, con alcune preoccupazioni e quasi ossessioni di eticità, tutta moderna, e laica beninteso, ma ad ogni modo abbastanza autentica e degna : si sposà con Emilia e la sua storia diventa allora una triste storia carnale in cui irrimediabilmente affondano etiche e razionalismi. Abbiamo già detto che Fabio Anceschi non opera: possiamo ora aggiun– gere che anche i suoi pensieri e i suoi propositi, la trama delle sue idee e i risultati delle sue riflessioni appaiono solo nel punto di fra– nare e ,dissolversi nell'antico impeto e nell'antico struggimento dei sensi.. Ce lo dicono, e non lasciano dubbi, le pagine del processo, quando egli compare davanti ai giudici con l' intenzione di accusarsi, di far risalire a sé la responsabilità essenziale della rovina del suo amore, da lui stesso contaminato con una gelosia lussuriosa, col « vizio di sof– frire e di far soffrire», .con « la corruzione e la tirannia» (nella solitu– dine della cella questo proposito di espiare gli si muta in un sentimento vivo e finalmente libero dell'amore; « gli pareva di avere rincarnato }'.amore, di tornare ad amare Emilia al di là di lei stessa e di lui, di averla liberata davvero» : motivo lirico delicatissimo, forse troppo fug– gevolmente accennato). Ebbene, tutto questo mondo morale, questa nuova yolontà che dovrebbe essere come il culmine faticosamente rag– giunto dal triste protagonista dopo tanto errore e tanto travaglio, si palesa inconsistente come un sogno : bastano un po' di stanchezza, un momento di sfiducia, un moto di disgusto verso atteggiamenti e parole BibliotecaGino Bianco

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