Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

480 A. Momigliano Nel secondo volume, - Camonette, La morte, - ci sono anc6ra tutti i generi del primo, ma vi si aggiunge quello che oramai ci si aspettava: l'espressione diretta di una concezione terribile della vita. La familiarità della fantasia con le visioni grottesche e macabre è an– c6ra testimoniata da L'ubriaco solitario e da La cj,ttà dei re : ma ora– mai il tema ·dominante è quello nuovo, e costituisce nell'ultima parte del volume (La terra) qua,si un poemetto. Alcune liriche esprimono anc6ra in forma di immaginazione o di leg– genda, ma oramai chiaramente, questo modo disperato di vedere la vita : L'orto sotto 'Ì cipressi, che sembra la risata d'un teschio; Il nòooiolo; Canzonetta <J,el peccatore senza conforto. I frati dòrmono; a notte alta un vagabondo bussa e chiama : è un peccatore che non può dormire, e vuol sapere dal padre priore la ragione di ta,nto dolore, di tanto male che c'è nel mondo. Il priore sbarra ,spaventato la porta, e lo sperduto rimane fuori a gridare, ma non sa trovare una preghiera. Il motivo narrativo in cui si esprime il motivo spirituale, è trovato con una spon– taneità perfetta; la musica squallida, sorda, descrive quella folata ge– lida che viene dall'anima jndurita nell'incredulità; il paes-a,ggio, tutto ombre e stridori di ferro, sembra la pittura del terrore e dell'orrore del frate e del pellegrino : stonano a.lcuni residui letterari e la chiusa di maniera. ' Non è'è luce di speranza nella concezione di Betti. La vita è una scura e pesante fatica: e non solo per gli emigranti, di cui egli canta le pene con una cantilena interrotta, che sembra accompagnare un passo di forzati. La giornata dell'uomo è una vicenda di desideri estenuanti, una mischia bestiale; la sera rincasa, piegato in due e senza sangue : « Torna. Il letto buio addenta. Come chi muore s'addormenta» 1 ). L'ultima parte del libro compj.e e ingrandisce questa visione. Una di queste liriche descrive Le case, cioè la vita che vi si fa; e appena quella parola s'introduce, si sente che la ca,sa, è veduta come una pri– gione. L'amore lì dentro non è dolcezza, ma destino, còmpito duro, tri– buto alla morte : « In ogni casa, come in un orto, Ogni tanto matura. un morto>>. Allo stesso modo è concepita in Calore la generazione: « Su ogni donna, stesa e nuda, S'avviticchia un moribondo>>. Ma lì non solo la genera,zione umana., ma tutta quella dell'universo, - animale e vege– tale, - è veduta come una fermentazione febbrile e purulenta : « Bru– lica da ogni crepa e fuma La mi dolla sc ura del mondò>>. Il motivo ritorna in forma più paéa.ta e più fusa nel Peccato origi– na'le. Sfondo è la terra appena cre ata, fre sca e solitaria; lo sguardo di Adamo ed Eva sulla loro nudità li sconvolge: « Dentro i torsi d'argilla. Si gonfiava un'ignota tristezza, col mugghio d'un'onda .... Poi caddero. E Eltamparono la mota Con incance.llabile impronta». La serenità della terra sembra oscurarsi d'un tratto allo scoppio di qµel desiderio. Un'ine– splicabile condanna pesa, da, quando primamente l'uomo e la donna si conobbero, sul mondo. Il Dio di Betti non è che una potenza impene- 1 ) La giornata dell'uomo. BibliotecaGino Bianco

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