Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
Musiche nitove a Venezia 475 cui il vecchio Bach scende dall'empireo ed anima un aro-uto delizioso ·«interno» olandese alla Terborch; e quel mirabile squarci~· di dramma ch'è il monteverdiano Combattimento di Clorinda e Tancredi che h~ dato occasione a Guido Sàlvini di compone il più riuscito 'dei suoi quadri scenici). Nell'opera presentata dal Liuzzi due aspetti sono da considerare, poi che essa ce li presenta ben distinti: quello musicale e quello sce– nico. Secondo le dichiarazioni del Liuzzi, le melodie di questa Passione sono state da lui ritrovate in un Laudario della seconda metà del duecento posseduto dalla Libreria del Comune e della Accademia Etrusca di Cortona: ritrovate e interpretate, cioè a dire trascritte in nota– zione moderna. Fatica dunque da filologo puro, sulla quale non è pos– sibile alcun giudizio sino a quando i testi autentici non verranno pub– blicati (e sarà presto, come il Liuzzi ci annunzia). Tra tutte le melodie di quel Codice il nostro studioso ne ha trovate dieci che si raggrup– pano nel ciclo della Natività, Passione e Risurrezione di Cristo: vi ha aggiunto un'altra lauda ed un P,ianto della Madonna di qualche decennio posteriore, ha sfrondato un po' i testi, ha colmato alcune lacune di essi, ha fatto qualche mutamento tonale e portato qualche « indispensabile integrazione>> alle :i;nelodie, le ha assegnate. per l'ese– cuzione ora ad un coro· misto omofono ora ad un solista, le ha armo– nh.zate e strumentate per un complesso formato di flauti, un oboe, due trombe, due arpe, organo, violoncelli e bassi, ed il tutto infine ha posto in mano ad un regista (o reggitore, come dice il programma ufficiale) per la riproduzione teatrale. È evidente che in tutto questo non facile lavoro di restauro e di adattamento, al filologo è sottentrato l'artista, con i suoi modi di sentire ed il suo gusto, in pieno ; e questo lo si può, anzi lo si deve giudicare dai risultati finali, come essi ci appaiono alla rappresen– tazione. Non si possono negare a buona parte di questi frammenti valore di bellezza, pura e potere di commozione nè disconoscere al Liuzzi mano leggera e sagace nella loro elaborazione armonica e strumentale (per , quanto a certi «colori,, arpistici ed alle perosiane trombe del finale forse sarebbe stato più saggio rinunziare) : alcuni di essi, spogli di ogni sensualità, pervengono veramente a quella rivelazione di Dio che è al sommo vertice ideale degli artisti primitivi. Ma portare queste voci sulla scena di un teatro d'oggi, in un ambiente dunque cosi poco favo– revole già di per sé, e per di più con una messinscena ingegnosa ma clf cui troppi elementi pittorici e di movimento non eran coerenti con lo stile della melodia, non fu idea felice. Queste « stazioni >>della vita di Cristo come ci vennero presentate a Venezia mancarono di atmosfera ed anzi che formare tutto un blocco drammatico, parvero piuttosto gli episodi musicali di una più vasta e complessa « sacra rappresenta– zione>>. È probabile che riportati nel loro clinla naturale, ch'è quello della Cattedrale, _questi fiori d'arte ingenua d'un tratto riprendano vigore e freschezza, per uno di quei miracoli che la fede sa fare. Gurno M. GATTI. BibliotecaGino Bianco
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