Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

Nel cinquantenario d'Antonio Fontanesi 331 un'accusa, çhe « questa materia scarnificata, privata violentemente del suo valore qualitativo, gettata sulla tavola con diseguale abbon– danza, toglie ai colori ogni possibilità di piacere per loro stessi>>; e non si è capito che la genialità di Fontanesi consiste appunto in que– sto disinteresse del valore qualitativo della materia, e non per incomprensione o disdegno o disamore, ma per maturata coscienza (e. diciamo maturata perché questa coscienza si fortificò a poco a poco) che la bella parola, il bel suono, la bella forma non hanno d'a essere che dei mezzi, da impiegarsi come l'estro porta, per car– pire il segreto di una suggestione, per esprimere una sensazione. Insomma, nella pittura fontanesiana, antidecorativismo per eccel– lenza; predominio assoluto dello spirito lirico; rifiuto netto d'ogni modo di mera riproduzione del vero scopo a se stessa; lontananza e quasi opposizione, - non ostante la simultaneità degli sforzi di rin– novamento, - agli ideali pittorici d'ella scuola toscana : la musica– lità chiaroscurale di Fontanesi è l'antitesi della corposità architet– tonica di Fattori e di Lega. Non_era stato sempre cosi. A osservare Sitlle rive del lago d-i Gi– nevra, della galleria Ricci Oddi di Piacenza, dei primi anni del soggiorno ginevrino, o i carboni Mattino a Belleoombe, Fontana nei dintorm della Spezia (1856), della collezione Delleani, o il Mulino (probabilmente fra il '58 e il '60) del· Museo Civico torinese, si nota, non foss'altro che nella d'elicata precisione formale, un ben diverso intento rappresentativo. Il carro, i cavalli, la barca a vela, gli al– beri accuratamente contornati, la figurina· di donna con la secchia ,sul capo, la casupola che si specchia nella roggia, valgono anc6ra, pittoricamente, come dati obbiettivi di realtà e non come pretesti di suggestione: cose desunte dal rigoroso studlio sul vero, non più del manierismo degli inizi, ma circoscritte in una loro verità na– turalistica. Poi era cominciato, specie dopo il viaggio a Parigi e anche più dopo l'incontro col Ravier, il progredir lento ma sicuro, - dalla Quiete, da Dopo il meriggio, da Altaoomba, dal Novembre, fino all'Aprile, alla Bufera imminente, alla Pri1n(lll)era, alle Nitbi (1880) e agli ultimi studi di Parella e del Lago Maggiore, - verso il processo trasfigurativo ed evocativo d'ella natura: verso l'appa– rizione. Un tal modo di intendere gli uffici dell'arte di fronte alla na– tura, fa sì che non si possa scindere il Fontanesi pittore dal Fon– tanesi maestro di pittori; ma in questa inscindibilità, appunto, è un'altra chiave dell' animo suo, della sua eroica virtù di scopritore e creatore di bellezza. La piena del patetico, dopo aver raccolto dal mondo suggestioni incantevoli, aveva evidente– mente bisogno di riversarsi, oltre che nell'espressione artistica, nella vita quotidiana, e per essa su quegli uomini che in lui ave– vano fede. « Insomma, siete le mie creature, siete la mia famiglia, BibliotecaGino Bianco

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