Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
Nel cinquantenario d' .Antonio Fontanesi 329 - primo, vecchio di trent'anni, è essenzialmente una raccolta di do- cumenti, e quello del secondo è poco pìù di un articolo), qual critico gli ha dedicato il libro che è stato dedicato a Fattori, a •Signorini, .a Ranzoni, a Lega, a Morelli, a 1 Michetti, a Previati e via dicendo ? Allora si apre il dizionario del Bénézite e sotto la voce Fontanesi si legge: « paysagiste XIX siècle (Ec. Ital.). La galerie antique et mo– ,derne,, à Prato, conserve de lui une Vite de l'Arno ait coucher du soleil )), tre righe senza senso, mentre per la voce Sega,ntini c'è una colonna, per Favretto, Fattori, Michetti, Gigante, Palizzi, almeno le date, e giudizi, riferimenti, titoli, prezzi. Ancora fuori d'Italia si parla di Fontanesi ed è come parlar d'un Carneade. Insomma, dopo non so quante retrospettive celebrazioni, consacrazioni, la posizione -d'enunziata dal Ravier circa mezzo secolo fa: « Trovava in Francia non pochi giovani che apprezzavano il suo talento, fra i quali mi -Onoroancora d'essere stato il primo, ma furono successi da artista)), non è neppure in Italia ancora capovolta. Al di sopra dunque di tutte ·le contingenze resta da determinare il carattere di codesta poesia; e diciamo subito che nella sua deter– minazione è implicita la critica dell'intera pittura fontanesiana, perché non -ètanto dal fatto pittorico, come tecnica e stile, che con– viene muovere questa volta, quanto dal fatto evocativo del soggetto e tras!figurativo della realtà : così come·, per Leopardi, non si parte dalla qualità d'el verso, dal fenomeno metrico, perfetto o mediocre, ma vi si giunge, se ne fa l'analisi, se ne rintraccia il meccanismo .sbalorditivamente semplice soltanto d'opo avere assimilata la sug– gestione del fantasma lirico. Per Fontanesi, cioè, instancabile cer– catore di tecniche, elaboratore incontentabile di tèmi, fulmineo precisatore di particolari, insegnante minuziosissimo (« Stabilisca bene la sua linea sul cielo e nel sesto del quadro, questo è il mio terreno, questo il cielo. Poi passi alle sagome interne, con ingenuità, non timido o a bastonate, amorosamente. Poi conti i suoi valori. Ora il nero è più nero?))) 1 ), per Fontanesi il mezzo, la pittura, è nulla; il fine, l'astrazione, è tutto. La parola non inganni: tutto, in Fonta– nesi, è nativo, deriva dal sentimento, dalla sensazione; e se in lui alcunché si rintraccia d~ trascendentale, ciò è dovuto a una segreta aspirazione al divino: al divino naturale, -s'intende. S'è parlato di un « effetto del soggetto e del chiaroscuro)) che il pittore avrebbe amato « più che lo stesso colorito ed il vero)). Cosa vuol dir ciò se non negare l'autonomia della pittura in sé e per sé, della pittura (forma-<;olore) come legittima fonte di godimento sensuale? Pen– siamo a una tela qualsiasi di Favretto, di Lega, di iMichetti, di Man- 1) OARL0 STRA'ITA, La scuola del « vero », in Giornale del!' Arte, Torino, 2 giu– gno 1891. BibliotecaGino Bianco
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