Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

Nel cinquantenario d'Antonio Fontanesi 327 e che forma colla mia speranza anche il mio tormento continuo .... Qual è l'artista che davanti alla Natura possa credere a lungo d'aver vinto ? Per me, i momenti d'illusione sul mio lavoro sono brevi!)). Viene, è vero, la rivelazione dell'Esposizione parigina del '55 con Corot, Decamps, Diaz, Troyon, Rousseau, Daubigny e gli altri romantici usciti dalla scuola francese del '30 che al Fontanesi, al Signorini, al De Tivoli dànno quella che fu chiamata « sanzione delle loro id'ee >>;viene, nel '58, più patetico e significativo per la mirabile rispondenza degli spiriti, l' incontro col Ravier e con la colonia lionese di Crémieu ; ma si tratta realmente per Fonta– nesi di conversione pittorica? « Credo, al suo arrivo da Ginevra, avergli aperto un occhio su alcune cose che in lui erano allo stato latente, cose comprese poi da lui così presto che, dopo averlo im– pressionato, egli impressionava a sua volta me stesso, spiegandomi i miei propri sentimenti. ... e siccome egli aveva assai più studio di me; eravamo così reciprocamente maestro e discepolo >> : parole del Ravier, scritte al Calderini nel 1886. Insomma, ha detto molto bene il ,Somaré, tutte le esperienze di Fontanèsi « preesistevano in lui, prima dli subirle. Una volta subìte, si svolgevano liberamente. Anche quella del Turner, che fu certamente considerevole, appare presentita nel quadro di Altacornba dipinto al lago d'el Bourget in Savoia nel 1864 >). Intorno, intanto, gli mancava il rumore e il calore d'ella pole– mica collettiva. Si pensi alla bellicosa schiera del Caffè Michelan– gelo, tutti per uno, uno per tutti, come i Tre Moschettieri; si pensi alla Scuola di Pergentina intorno al '62 (press'a poco il tempo del Guado esposto al .Salon di Parigi), alla Scuola di Resina fondata nel '64 (l'anno del Novembre e dli Altacornba), persino al piccolo ce– nacolo piemontese di Rivara, tra il '60 e il '70, con Pittara, Rayper, D' Andrade, Issel, Oiord'ano ; e si pensi lassù, nelle valli del Gine– vrino e del Delfinato, al pittore dei paesaggi silenziosi che potrebbe ripetere le parole scritte tanti anni prima al Brachard : << Solo solo in mezzo ai vasti campi arati, piantato là come un carciofo, il si– gnor Fontanesi passa il tempo studiando le sue quercie, ma il sole è sempre avaro di favori, gli studi procedono lentissimi, un giorno è così breve! e la natura è così difficile da fermare!>>. Riconosciuta, senza dubbio, la sua originalità; spesso ammirata la sua genialità. Della sua apparizione a Firenze nel '61 alla Prima Mostra Nazionale Italiana con La Quiete e altri saggi, il ,Signorini poteva scrivere: cc La comparsa del Fontanesi con cinque splendidi paesi fu davvero trionfale e l'occasione fu forse un~ca per lui di farsi conoscere così bene dagli artisti di tutta Italia, ottenendo meritatamente un primo premio, e cominciand() a influire sul modo di vedere di non pochi fra i nostri migliori pittori>>. Ma sei anni dopo, in quella medesima Firenze, non godeva affatto la notorietà (lo affermava Vincenzo Ca- . BibliotecaGino Bianco

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