Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

326 M. Bernardi del cielo e degli alberi che fan quinta a destra, sposata al movimento drammatico delle due mucche gravate dall'incubo indefinibile della Bufera. imminente; la nota flebile, la figurina di pastora seduta, ran– nicchiata nella gran malinconia del Novembre ; e se un cenno vi fosse stato per la nota grave, questa la troveremmo nella solennità virgiliana delle Nubi. A distanza di dieci anni dunque (ché Novem– bre è del 1864, l'Aprile d'el '73, la Bufera del '74) la suggestione li– rica si ripete immutata negli elementi armonici che la suscitarono. Comunque, neppure nell'intimo e pateti~o colloquio con la na– tura, neppure nei molteplici incontri d'ella fantasia col reale, la solitudine di Fontanesi si dirada. Fin dalle prime prove il suo quadro è quasi sempre deserto. Fatt'eccezione per il Mercato dipinto a Firenze probabllmente nel '67, forse non senza qualche ricordo del Caffè Michelangelo e di quei discorsi « macchiaiuoli >>; fatta ecce– zione per la Piazza San Giovanni dipinta a Torino, uniche sue pit– ture dove la folla vera e propria compare e circola e determina il motivo, rompono forse il silenzio gli accenni figuristici, più o meno precisati, sia della Qitiete, sia della Sera, sia delle Rive del lago del Boitrget, e poi dlel Novembre, d' Altacomba, del Bagno, della Pri– mavera, dell'Aprile, delle Nubi, oppure le mucche e le pecore dei vari All'abbeveratoio, della Roggia, del Guado, del Ritorno dal pa– scolo, del Mattino e del Mattino d'ottobre, dei Pioppi, persin della Bufera imminente? La figura come ·centro e pretesto del soggetto paesistico, clie popola la rinascita pittorica napoletana e toscana contemporanea al Fontanesi, non si riduce in lui alle due o tre Donne al fonte, al Ritorno dai campi, al Lavoro della terra ? L' ambiente ginevrino coi suoi pittori del Monte Bianco, pur così cordiale e propizio al buon successo economico, non può es– sere perciò inteso che come il pied-à-terre del randagio poeta delle solitudini : e non occorre· grande ·ardire di immaginazione per . sospettare un Fontanesi, al termine della sua giornata d'i lavoro, appena le signore cui accenna il Ravier hanno lasciato il suo stu~ dio dopo la lezione, triste e scoraggiatò. Ciò che più gli è di pena, certo, è di non essersi anc6ra reso ben conto (e va ormai verso i trentacinque anni) di quanto egli cerca, di quanto ha da essere il teatro della sua azion'e, delle sue possibilità, persino della sua sofferenza. Forse che il lamento d'una malinconia in– cessante per codesta creduta impotenza di fronte a un ideale che resterà davvero un ideale per tutta la vita, non torna dli continuo adesso e dopo ? È il periodo delle affannose ricerche dei motivi, dal Salève presso Ginevra a Pommier, a Frangy, ad Annecy dove nella stanza del povero albergo l'amarezza gli si scioglie in lagrime a Reignier; né più tardi, anche d'opo Parigi, il lamento cesserà: :e E piuttosto l'arte piena di crucci!. .. questa illusione, mio Dio questa fiamma che mi consuma senza ch'io possa mai trionfare ~r essa, BibliotecaGino Bianco

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