Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

Olimpia al mare 321 - Pèntiti, pèntiti, donna del 1 Maligno ! - La sua voce è stridula, paurosa e ridicola. Una risata esplode e rinforza la Slfrontatezza dlel gobbo che, avvicinandosi con un salto -scimmiesco alla bella donna rimasta impassibile, trac.eia in aria con la mano ,scarna confusi segni di crocf. La risata ,si propaga, cresce, tutti si sono alzati e guardano Olimpia. La soddisfazione d'averla umiliata de– forma le loro facce, le involgarisce ancor più. Olimpia, che ha intuita la m1seria di quella commedia, senza punto arrossire, cerca una moneta nella borsetta e la depone nella mano anc6ra tesa del mendicante. Questo semplice gesto stupisce tutti; la risata cad'e e ,si spegne. Recitata la parte, il gobbo guarda i suoi istigatori come chi non si sente più spalleggiato in una sua mariuoleria, poi si scosta e s'allontana intimorito, zoppicando di fianco. Olimpia è tornata a sedere, e guarda il mare. Succede un penoso silenzio. Qualcuno sbircia Olimpia di sottec– chi, lé donne non osano più guardarla. Una fanciulla s'è seduta in disparte, sd'egnata e rossa di vergogna. Più d'uno, non sapendo vin– cere un confuso disagio, s'allontana. Nel g,ruppo parlano sottovoce, ma i discor,si, appena ripresi, cadono e :finiscono in silenzi senza uscita. L'aver pensato di combinar quella scena per offendere Olim– pia fa costei ai loro stessi occhi tanto più alta di loro. Poi il tramonto li distrae, ma questa loro ammirazione è finta, le loro esclamazioni d'entusiaismo ,sono false; sentono essi stessi che le loro frasi sono un pretesto e celano lo sforzo di cancellare la bassezza compiuta. Olimpia ascolta le loro sciocche parole, e dentro di sé li perdona. È :sera, la città scintilla di luci e di musica. Dove sarà Olimpia"! Una fanciulla la cerca, :finalmente la vede a passeggio. Le si avvi– cina, la saluta, tremando. Sente di compiere un atto vietato, e le parole di scusa e di pietà che dice commuovono il cuore cli Olimpia. Ella non aveva alcuna colpa, a mani giunte la prega di crederla. Olimpia ,sorride, le ·sfiora le mani, le sente tenere e innocenti. La fanciulla si sa perdonata e compresa, e abbraccerebbe la bella si– gnora. Con riconoscenza abbandona le mani in quelle di Olimpia, sente ,di amarla, la ringrazia anc6ra di non averla confusa con le altre. È felice, la vita le pare anc6ra bella. La notte sogna di lei, vede Olimpia come su un trono, ha una lunga veste azzurra, uomini laidi e pelosi tentano di ghermirla, le strappano la veste, ella ,è nuda, e sorride. Poi l'onda d'un gran fiume porta Olimpia, e il suo corpo fa luce sulle acque nere. Viscide rane affiorano col muso sull'acqua, le loro bocche gonfie sbavano verdi veleni sul corpo di Olimpia. Ella :lA:.corre,ma l'acqua è come un'alta parete nera; Olimpia è sparita, e l'acqna pullula cli Rerpi. 21, - Pè,;aso. BibliotecaGino Bianco

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