Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

La Grannnaire de l'Académie França.ise 315 che ha seguitato a vivere in terra di Francia; che i femminili hérome e nièce non sono punto, come dice la Grammaire, modifi– cazioni dei maschili héros e neveu, ma forme autonome, di cui la prima mutuata dal greco e l'altra svoltasi dalla parola latina po– polare neptia; che bestiaux, lungi dall'essere il plurale di bétail, lo è invece di best,ial, e bestiaux (gli animali che compongono il bétail d'uni:\, fattoria) neppure quanto al senso è plurale di bétail, collet– tivo senza plurale ; che négligent non è un aggettivo verbale irre– golare (dal verbo négliger), ma un aggettivo ricalcato sul latino ne– gligens ecc. ecc. L'opuscolo del Brunot formicola di simili lezion– cine a cui sarebbe difficile ribattere. Abel Hermant pretende dli respingere il sussidio della logica in codeste faccende e lascia intendere c.he si regola col tatto, con le sue antenne di squisito umanista. Ri cono sciamo che il suo gusto è attico pretto, anche se un tantino arcaizzante. Ma il gusto non riesce a motivare le regole. Donde il ricorso alla logica, a una logica formalistica e antistorica. È quel che gli rinfaccia il Brunot, scal– tritissimo nel vagliare i fatti psicologici che si riflettono nei fatti linguistici e spesso s'identificano con essi, come· ha mostrato, tra 'l'altro, nel suo mirabile libro La pensée et la langue. Due esempi chiariranno le reciproche posizioni. Frequentissimo è ormai, anche nella buona società, l' uso d'esp~essioni come: J'ai très faim, J'ai très soif. Chi dicesse: ,J'ai grand faim, J'ai grand soif parlerebbe alquanto in punta di for– chetta. Ora Abel Hermant, pur riconoscend'one la frequenza, con– danna i modi très faim, très soif («Onne dii.tpas, ou on ne devrait pas dire .... ))). E perché? Perc,hé una regola tra,dizionale mette très nell'elenco degli avverbi di quantità che si debbono a,doperare solo dinanzi a un aggettivo o a un altro avverbio. Faim e soif sono sostantivi : dunque.... Il Brunot invece si contenta di registrare l'uso, contro cui sarebbe difficile resistere e che di'altra parte non ha in sé nulla di scandaloso: in sostanza, la gra,da.zione è espressa dall'avverbio e non dall'aggettivo, perché le locuzioni avoir faim, avoir soif sono sentite come verbi. Più caratteri,stico è l'altro esempio : ne pas q1-1ie a,doperato nel senso di pas seulement. Quest'uso s'è trasmesso di generazione in generazione e oggi è quasi generale. Littré ne rileva il primo do– cumento in una lettera del 1798 di Maurice Dupin, nipote d'el maresciallo di Sassonia e padre di George Sand. Sempre il sangue sassone! Abel Herma.nt, che sottolinea la cosa con una punta di xenofobia, ha in uggia ne pas que e non ammette che si dica : Il n'y a pas que voits invece di: Il n'y a pas senlement v01ts. Il suo elegante conservatorismo e il suo cartesiano amore delle idee chiare e distinte s'accordano nel ribellarsi all'uso ormai invalso. Ed egli vi ,spiega, con impeccabile logica, che pas non è negativo per se BibliotecaGino Bianco

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