Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
312 P. P. Trompeo stato. È quel ch'è avvenuto ai nostri giorni. Ed ecco come. Un let– terato di gusto sopraffino anche se un po' cerebrale, nutr~t? di quegli scrittori del Sei e Settecento la cui prosa, s'era deliziosa– mente affinata nell'attrit(l d'una società eccezionalmente squisita, da tempo aveva manifestato il suo malumore dinanzi al rapido evol– versi del francese in un -senRoche a lui pareva senz'altro barbaro. Anche in Italia sono ben note le campagne che Abel Hermant ha fatto nel Figaro contro la nuova barbarie e i libri che sono i suoi titoli di guerra: Xavier ou les lJJntretiens sur la Grammaire Fran– çwise; Rerruirqites de Monsicur Lancelot pour la défensc de la lan– gue française; Les samedis de mons'ieitr Lancelot, ecc. È molto pro– babile che le campagne grammaticali di questo moralista immora– lista gli abbiano spianato la via dell' Académie. Prima di giungervi, egli invocava l'ausilio della nobile compagnia: Ai-je besoin de vous dire que j'ai pour l' Académie française le plus grand res.pect? Je regrette seulement qu'elle ait négligé une partie de la tache ,qui lui incombait et qu'elle nous laisse atten(he si lougtemps sa Grammaire de l'usage .... (Xavier, pp. 26-27). Forse il suo umanesimo lo portava a sopravvalutare il contri– buto dell' Académie a quel « bon usage >>a cui avevano attinto gli scrittori dei Sei e Settecento. Certo è che, una volta accademico, Abel Hermant non solo ha intensificato la crociata, ma si. è valso della sua posizione per un colpo d'ecisivo. S'egli abbia seguito per questo colpo di stato le regole di Malaparte, se i suoi complici siano stati parecchi, se e·ssi abbiano fino a. un certo punto influito sui suoi piani grammaticali, non è facile dire. Comunque, questa Gram– maire de l' Académie Française (Parigi, Firmin-Didot, 1932), che va a ruba nelle librerie di tutto il mondo, non ci sarebbe stata senza ,di lui. Le manca solo il nome· del •padre. Ma basta guardarla in faocia per riconoscervi l'impronta paterna. Non più di dugento– cinquantadue paginette, indice-repertorio compreso, senza una sola nota; e una lindura di dettato, una sobrietà di regole, un'assenza di pedanteria che ricreano l'occhio e allargano il cuore: simplex rnunditi-is, da,vvero. Qualcuno che sia un po'.addentro nella storia dell' Académie potrebbe anche dire: « Ma questa è la grammatica che vagheggiò Fénelon, la méthode coiirte et facile che quell'ele– gante ingegno consigliava agli accademici suoi contemporanei>> . .Senonché l!'énelon non aveva fretta e Abel Hermant ne ha avuta troppa. Donde il gran numero di d'efinizioni sbagliate o ambigue che_han dato facile appiglio alla critica dei giornalisti e dei profes– sori. E poi, mentre Féne'lon ha, cura di non inceppare quello che bergsonianamente potrebbe chiamarsi lo slancio vitale della lingu&1 e ~o~omostra una, moderata, diffidenza verso « les changements ca– pr1c1eux par lesquels la mode- règne sur les termes comme sur les BibliotecaGino Bianco
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