Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
306 G. Stuparich fino allora) : nella sua voce c'era un allegro e pacifico abbandono, come se null'altro esistesse nel mondo che la sua gioia. Credo che in quell'attimo, io, bambino di undici anni, intuissi profondamente e con verità ciò che più tardi nella vita mi fu sempre tanto dlifficile capire: la volubile fatalità dell'amore. In due salti fui sopra. Sa– pevo già ciò che avrei trovato : non mi occorreva vedere. Per terra, nel mezzo, abbandonati lance, archi e frecce; più in là, sotto l'om– bra d'elle acacie, distesi sull'erba, Nello e ,Mirella! Nello teneva un braccio sotto il collo di Mirella. Quando s'accorse di me, balzò su : la sua faccia esprimeva a meraviglia la sua confusione : contratta in una smorfia di timore e di dispetto. Mirella invece s'era messa semplicemente a sedere, appoggiandosi sulle palme delle mani, e mi fissava con un viso ridente e provocante. Io indovinai che Nello faceva con Mirella ciò che io facevo e-on la Titi : maggiore della gelosia dovette essere la mia vergogna, perché sentii che abbassavo gli occhi davanti allo sguardo di Mirella. Non solo non avevo il co– raggio dli castigare l'ingannatrice, ma ero io stesso senza difesa. Mi pareva che la colpa fosse mia. Perduta la sicurezza del cuore, me lo sentivo povero e smarrito. Ecco, ora non m'importava più nulla di ottenere quella vittoria su Gigi che tanto avevo d'esiderata: ed era stato sopra tutto per farmi bello davanti a Mirella, che l'avevo tanto desiderata. Provai anzi come un rammarico di tro– varmi là in campagna : sarei stato meglio a casa mia, solo, con quei libri di scuola, che mi avevano fatto sempre tanta tristezza. Tutti i miei entusiasmi guerrieri sbollivano: invece d!'un capitano orgo– glioso mi sentivo l'animo d'un vagabondo in cerca d'un asilo che non trova. Ma tutto questo avveniva d'entro di me; di fuori mi dominavo. - Su, - comandai con voce ferma, rivolgendomi più a Mirella che a Nello, - prendete le armi e seguitemi. - Che cosa stavo per fare ? Abbandonavo la fortezza ? Non lo sapevo neppur io : volevo far qualche cosa, pur dli vincere quel momento penoso d'imbarazzo. Nello aveva già preso il suo arco e le sue lance. - Perché ? - do– mandò Mirella, facendosi seria, - e la fortezza chi la difende ? - Era troppo. Non potei più trattenermi: l'afferrai per le d'ue trecce e le diedi uno strappo, perché si levasse. Si mise a urlare e a pian– gere. In quel momento Nello ch'era già sul primo scalino gridò: - Sono qua, sono qua. - Mi voltai. Gigi, scoperto, avanzava dli corsa con tutti i suoi contro «.la punta>>. L'urlo dell'assalto e i fischi disperati, miei e di Nello, per chiamare i nostri, si confusero. N_onso come non fummo travolti; io ebbi subito un fortissimo colpo d1 canna a un occhio ; ma, respinto giù dagli scalini Gigi, roteavo con tale furia, come un forsennato, una grossa canna, che nessuno osava avvicinar.si troppo. - Resistere, resistere, - urlavo a Nello che mi ·pareva venisse sopraffatto. Fu fortuna che in quel momento BibliotecaGino Bianco
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