Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
Un'e,tate a Isola 305_ disse; mi fece una boccaccia e corse via; sparì in casa. Io per paura delle serve, non la seguii. ' Ma, ci riconciliammo il giorno dopo ed io riacquistai ben presto la mia serenità. « Bisogna fare una grande battaglia,)) : era il pen– siero che portavo con me tutti quei giorni; non ne avevo fatto an– c6ra, parola, nemmeno a Nello. Una mattina, Nello mi vide prend'ere l'antiço cinturone con le borsette. - Che fai ? - Bisogna organiz– zare una grande battaglia. - Come ? - Due eserciti, ma vi de– vono prender parte tutti. L'id'ea fu accolta. Lavorammo più giorni a tagliar canne, a fab– bricar archi, a raccoglier proiettili. Nascondevamo ogni cosa ; nes– suno dei grandi doveva sapere ciò che preparavamo. Difficile fu il dividerci in due campi; ma dopo varie titubanze e litigi, vi riu– scimmo. I due comandanti avversari eravamo io e Gigi, cugino di -Mirèlla, che aveva d~to prove di superiorità su gli altri e che, tranne nel nuoto, vinceva anche me in tutte le gare. Riuscito ad avere dalla mia Nico, ero quasi sicuro di battere Gigi, tanto più che la sorte ci aveva favoriti col campo migliore : « la punta)) era nostra. Con me inoltre c'erano Nello, i due fratelli d'ella Titi, il fratello di Gigi,. Dora, la piccola Sonia e Mirella. Eravamo rimasti d'accordo che se io perdevo cc la punta)) o fug– g~vo con la mia gente fuori della porticina sulla spiaggia, ero scon– ntto; Gigi a sua volta era battuto definitivamente, se abbandonava <e il castello)) (la tettoia dlove riponevano gli arnesi di campagna) o _silasciava spingere in fuga oltre la casa. Il mio piano era fatto : proteggere cc la punta·)) con un picco~o presidio e provocare a battaglia campale, sul viale d'i.mezzo, il ne– :rnico. A Nello e a Sonia diedi Pordine di difendere <da punta)): al primo sospetto dl'attacco, Nello doveva fischiare a distesa e noi ci saremmo precipitati alle spalle dell'attaccante; nel caso invece che io fossi riuscito a scovare il nemico, avrei fischiato io per chiamarli di rinforzo. !Ma Nello non volle Soni-a, perché era troppo piccola. - Ci prendono la fortezza, - gridava. M'arrabbiai, gli detti del pusillanim-e, ma sentivo che aveva ragione. Ci andò Mirella. Non era facile scovare il nemico : giravamo cauti già da un quarto d'ora, senza averlo incontrato. Temevo una sorpresa contro la fortezza. Mi :fidavo completamente di Nico; e però gli dliedi l'in– carico d'attendermi col grosso, e solo nel caso che gli si presentasse una buona occasione, -d'attaccare il nemico; saremmo accorsi su– bito; io intanto andavo a vedere e< la punta)). Vi giunsi, senza farmi sentire. Il fatto di non veder nessuno su– gli scalini m'insospettì. <e-Mase arriva Gigi fin qui, coi suoi, come sono arrivato io, - pensai con raccapriccio, - in due salti s'im– padroniscono della fortezza !)). Stavo per chiamare Nello e rimpro– verarlo, quando udii ridere Mirella (non avevo pensato a Mirella, 20. - Pèga,o. BibliotecaGino Bianco
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