Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

Un'estate a Isola 303 zava, e a piedi nudi, tirandosi su leggermente il gonnellino, si met– teva a ballare sull'erba davanti a, me. Altre sere aprivamo la porticina edl uscivamo sulla spiaggia. La piccola insenatura era come un lago dii madreperla ; la spiaggia de– serta. A me pareva d' essere molto grande in quella solitudine · Mirella invece doveva provare una vaga paura, perché m'afferravl il braccio e non voleva che mi staccassi troppo da lei. - Vieni, an– diamo a cercare i granchiolini, - le avevo proposto le prime volte; m&.lei non aveva voluto. Io pensavo di renderle la sua allegria e cominciavo a .scherzare o a emettere delle voci festose. - Taci, - mi scongiurava pizzicandomi il braccio, - non sai che non bisogna svegliare gli annegati ? - Ero io allora a, rid'ere e lei mi guardava tra ammirata e spaventata. I suoi occhi erano grandi e tristi. Anche tornando correvamo; ed era di solito allora che coglievamo l'occa– sione di baciarci. Se qualche giorno, causa il tempo cattivo, non potevamo tro– varci soli,-io né ero sc,onsolato e mi sentivo d'entro un gran vuoto. Allora appena capivo quanta vita mi dessero i suoi baci. Per po– terla baciare in quei giorni avrei dato fuoco alla casa. Che anche lei provasse dei sentimenti simili ? Una sera, mentre eravamo a tavola, - era piovuto tutto il giorno e proprio in quel momento si scate– nava di fuori un altro temporale, - udlii un colpo di tosse per le scale: Mirella! Senza neppur pensare a quel che facevo, m'alzai precipitosamente da tavola e corsi giù. Ci trovammo fuori della porta e ci abbracciammo, mentre il vento ci scagliava addosso la pioggia. - Sei matto?, - mi rimproverò la madtre di Nello quando ritornai coi capelli scompigliati e bagnati. M:a io m'assaporavo, felice, il bacio di Mirella: le sue labbra audaci avevano lasciato sulle mie il loro fuoco e una traccia di quel dolce formaggio che ella aveva mangiato un momento prima e di cui teneva un pezzo anc6ra in mano. Io consideravo Mirella una cosa mia e ne ero g·elosissimo ; ba– stava che tra il verde mi paresse di scorgere i colori del suo vestito e accanto a lei qualcuno dei miei amici, perché non avessi più pace. Eppure, quando io mi stringevo addosso la Titi, non pensavo af– fatto di farle un torto. Di più: le sere dopo cena m'ero aggiunto anch'io « alla compagnia>>; mi piacevano sopra tutto i cori : certe barcarole sensuali che passano per la pelle come tanti brividi e che sospendono il cuore in dolci attese; cercavo sempre un po– sticino accanto alla sorella di Nico, Attilia, la più grande delle fanciulle: doveva avere quindici o sedici anni; quando gli altri cantavano, a poco a poco le scivolavo col capo dalla spalla sul petto e dal petto in grembo; lei mi metteva le dita d'una mano nei capelli ; tra. il canto, il movimento delle sue dita e le leggiere vibra– zioni del suo corpo, con cui ella accompagnava la propria voce, BibliotecaGino Bianco

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