Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
· Un'estate a Isola 301 non parlava quasi mai. Si metteva di solito dietro a me; io sentivo qualche volta il suo mento appoggiarsi sopra una mia spalla; al– lora, Iiei momenti in cui l'avevo libero, passavo il braccio dlestro ·dietro la schiena, senza che gli altri s'accorgessero, e le tenevo lun– gamente la mano aperta sulla coscia nuda, sotto il vestito. Non pensavo però mai a 1ei: non m'era neppur simpatica; ma tutte le volte,che per caso mi trovavo solo con lei, l'afferravo per le braccia e me la stringevo addosso quasi da soffocarla: ella non protestava, non si ribellava, chiudeva gli occhi e diventava rossa. Non la ba– ciavo mai; era tutt'altra cosa d'a quel che sentivo con Mirella. Nel mio pensiero regnava sola Mirella; non potevo metterle insieme; anzi, quand'·erano insieme non vedevo che Mirella; e se !Mirella pure assisteva al giuoco, non provavo più nessuna inquietud[ne quando la Titi mi poggiava il mento sulla spalla. Mirella, la cercavo tutto il giorno. Appena svegliatomi, àndavo alla finestra per vedere se fosse già discesa ; era una delle prime a scendere : le. preparavano la colazione sotto l' ippocastano. Mi met– tevo a fischiettare; Mirella usciva dall'ombra e volgeva in su la faccia : i suoi occhioni pieni dli luce conservavano anc6ra un mor– bido orlo di sonno tutt' intorno, che attenuava la loro chiarità in un alone di languore. Se non avessi temuto che Nello si levasse dal suo letto e venisse a sorprendermi alle spalle, le avrei parlato; in– vece mettevo l' indice accanto al naso per far star zitta anche lei ; lei mi faceva le boccacce e se ne ritornava all'ombra; l'ultima cosa a scomparire ai miei occhi erano le sue trecce. I miei rapporti con Nello erano cambiati. Quando la mattina egli continuava come sempre a mettersi intorno alla vita il cin– turone, io sentivo pesare su di me il suo sguardo pieno di rimpro– ·vero. Forse mi sarebbe stato facile persuaderlo a lasciare la vita del guerriero e del cacciatore per quella oziosa che conducevo io : avevo sempre avuto un certo ascendente su di lui; ma disdegnavo di trascinarlo « nel male>>e provavo una voluttà mista ad amarezza nel poterlo considerare più forte di me. Non c'incontravamo più ·nei nostri d[scorsi e avevamo finito la sera con l' addormentarci senza scambiare neppure una parola. L'avevo sorpreso una volta sdraiato sull'erba accanto a Dora: avrei potuto rinfacciarglielo e giustificare così anche la mia condotta, ma mi pareva un'azione bassa e non lo feci. Egli tuttavia non mancava d1 farmi sentire il suo disprezzo ; e quando mi raccontava di qualche emozionante caccia ai gatti com– piuta insieme con Nico, aggiungeva sempre: « mentre tu giocavi alle carte >>-iMa d'ove nessuno poteva togliermi il rispetto d' una volta, l'unico campo in cui ero rimasto io e di molto superiore a tutti gli altri; era al bagno. Qui dimenticavo anche Mirella, per gareggiare nei tuffi, nelle immersioni, per vincere da solo la coali- BibliotecaGino Bianco
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