Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
294 G. Stuparich fargli capire ch'ero troppo felice. - Guarda quella vela là, Ste– fano, - e mi indicò una larga barca da carico con una gran vela gialla, - quante miglia credi che faccia? Io credo non più di due. - Ben altri problemi occupavano la mia mente. - Bisognerà vedere - dissi - se ci sono le canne, se ci sono degli alberi ' ' grandi, se c'è un fienile. - Nello mi sgranò addosso i suoi occhi che avevano lo stesso colore di quelli di suo padre. - Si, è vero, bisoo·nerà guardar ogni cosa per poter fare i nostri piani ; e anche b d' se ci sono dei gatti. Credi che con un colpo di fionda ben 1retto se ne possa ammazzare qualcuno ? - Faremo le fionde più forti quest'anno, con l'elastico largo; e anche per gli archi bisognerà studiare il modo .... - Ci ho già pensato, vedrai. - E così, con la mente nel futuro, intenti a preordinare quello che avremmo fatto tra poche settimane, soffermandoci su tutti i particolari, non ci accorgevamo neppure del viaggio. La distesa tranquilla, infinita, del mare da una parte, la costa ridente dall'altra passavano da– vanti ai nostri occhi inosservate. Di tanto in tanto solo qualche gabbiano basso sulle nostre teste o qualche barca di pescatori, che sfioravamo, così vicini da sentirne lo scricchiolio d'ell'albero e le voci umane, attiravano per poco la nostra attenzione. Improvvi– samente sentimmo fermarsi l'elica e ci trovammo nello specchio tranquillo del porto d'Isola. Sul molo assolato c'era molta gente. Le reti, distese per terra o tirate fra dei pa,li, s'a~ciugavano al sole. Nell'aria c'era od'or di mare concentrato. Con una sola occhiata mi parve d'impadronirmi del paese. Sentivo col respiro che questo era fatto per me: sole e mare erano elementi che avevo nel sangue. Mi sentivo forte e disin– volto, mentre ved'evo che Nello avanzava guardandosi intorno con timidezza, come sorpreso da un mondo nuovo per lui: quello in– fatti era il primo anno che i suoi avevano risolto di passare le vacanze al mare. Mi seccò la sosta che facemmo alla tavola di un'osteria, per attendere il sensale che doveva condurci a veder « la campagna>). Per me e per Nello fu ordinata una gasosa di limone; con la coda dell'occhio osservavo il padre di Nello mentre beveva un vino scuro che gli lasciava un arco violaceo sui baffi bianchi. Finalmente precediuti da un omino grasso, che parlava e su– dava, attraversammo un portichetto e, su per una calle stretta, per la quale la madre di Nello non faceva che ripetere sbuffando : « ma che sporco questo paese!)), arrivammo a un cancello. L'omino spinse la porta che facendo dondolare un campanello dalla voce fessa, si spalancò su un viale verde e luminoso. Tutti respirammo; la madre e il padre di Nello si scambiarono un'òcchiata come a dire: « Ah, cosi va bene)). In fondo al viale c'era un ~aestoso ippocastano; verso quello ci dirigemmo. Io non avevo mai visto un BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy