Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

292 O. Zaghi - Lettere di Giuaeppe Mazzini a Vfrgitio. Estivai di conforto in questi ultimi me'Si della sua vita, minato com'era dal male, guadagnatosi su le balze e le nevi d'el Trentino. Egli atten– deva in questi giorni, tra un articolo e l'altro che mandava a,ll'Unità italiana e ad altri giornali, ad un lavoro su :Mazzini; l'intimità degli ideali, la fede, lo sveglio ing~gno, la partecipazione ai moti mazziniani degli ultimi cinque anni, offrivano all'Estiva! un vasto materiale di studio. Purtroppo il lavoro non ci è giunto; fo11seegli non lo finì ne mmeno, sviato dal precipitar della situazione, dalla guerra, da.ne sommosse, o oppresso dal male ; forse, già ultimato, andò perduto o distrutto durante l'assedio della città. Certo che, se il manoscritto ci fosse pervenuto o si ritrovasse, gli studiosi avrebbero un singolare documento d'una mentalità che, agendo nell'orbita degli intendimenti e delle aspirazioni di Mazzini, sapeva giudicare e criticare. Il 18 settembre 1870 quando Virgilio Estiva! moriva, Mazzini era nella fortezza di -Gaeta, Napoleone, già vinto, era ,prigioniero, l'Im– pero abbattuto e la Repubblica, ch'era stata il sogno, l'aspirazione più viva, più costante, più intensa di tutta lu sua Yita., trionfava. Moriva perciò contento,: attorno a lui erano gli amici e la moglie col :figlioletto piangenti. Le sue ultime parole furono d'i fede e di amor patrio: « Inutile avvertire i miei amici, domani. La repubblica al mo– mento reclama le cure di tutti i patrioti. Ed io, poiché infine è proclamata, muoio contento. In quanto al fanciullo nessun timore; la Repubblica vi provv~derà >> 1 ). Povero Estiva! ! anche la morte gli volle essere benigna, da ri– ,sparmiargli il dolore di vedere quella Repubblica trascendere nel diso11dinee· nell'anarchia della Oommiine. E ben lo comprese 1Maz– zini quando il 10 aprile del '71 scriveva alla moglie addolorata a Parigi queste luminose parole, degne veramente di :figurare sulla tomba dello scomparso : << Sapeva già purtroppo la morte del •povero amico e l'avevo pre– sentita da quando riaperte le comunicazioni non vidi sue lettere. La morte non ·sarebbe grande sciagura per lui s'egli non avesse avuto altra vita che la politica : lo spettacolo offerto d'alla sua Fran– cia lo addolorerebbe profondamente; ma egli aveva un'altra vita, quella della famiglia, e ho quindi doppiamente deplorato la perdita da voi fatta>>. CARLO ZAGHI. 1 ) Così risulta da un giornale parigino dell'epoca che mi favori l'ing . .A. Esti– val, presso il quale si conserva pure l'autografo della lettera di Mazzini che qui pubblico. Bibliot ca Gino Bianco

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