Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
Lettere di Giuseppe Mazzini a Virgilio Estival 287 solo gli occhi dolcissimi, che dicevano quello che la bocca non poteva dire, quando il male lo prostrava. Alla Tanzina viveva nell'intimità dei Nathan, della bella Giulia 'Modena, della Mario e di Bertani che veniva spesso a visitarlo. In quella atmosfera d'affetto egli era fe– lice; ma ecco, appena gli aicciacchi gli da.vano· un momento di r~ spiro, afferrare la penna e ricordare con quella sua caratteristica calligrafia minuta minuta e con quella carta velina sottilissima gli amici d'Italia e di Londra, riprendere le fila del Partito, insistere sulla formula del programma repubblicano, incoraggiare i comitati d1ellaSicilia e del Napoletano e ripetere, per la millesima volta, che bisognava tendere a Roma con tutte le forze: si veniva cosi radi– cando nell'animo suo il progetto di quel viaggio in Sicilia che lo doveva condurre nella fortezza di Gaeta. Intensificava a tale scopo la propaganda nell' Italia meridionale, la cui organizzazione pro– grediva « lentamente e inegualmente al bisogno» 1 ). Il dissidio con Garibaldi s'era in questi giorni accentuato per nuove disparità ,d'idee e di vedute; ma non per questo l'Esule de– poneva l'idea di attirare a sé il Generale: il cui nome nell'Italia me– ridionale era assai potente; a questo scopo catechizzava Ricciotti, Canzio, Mosto, Gattorno ed altri e divisava di mandare all' Eroe una deputazione dei suoi migliori ufficiali con alla testa Menotti, per convincerlo ad allearsi a lui almeno« per una quindicina di giorni». Mazzini s'illudeva troppo e non vedeva che l'Italia non era pronta, non era adatta, non pensava alla Repubblica; ovvero pensava come Garibaldi : prima l'unità nazionale·; alla Repubblica si ,sarebbe pen– sato dopo se la penisola le fosse stata favorevole. Bisogna purtuttavia riconoscere che nel '69 l'organizzazione re– pubblicana- aveva raggiunto una diffusione veramente impressio– nante, penetrando e facendo proseliti perfino tra i soldati e gli ufficiali; ma nessuna città aveva l'ardire d'iniziare il moto che do– veva; secondo- lui, infiammare tutta la penisola. Le ,sollevazioni di Milano e di Genova fallirono all'ultimo momento, e le sommosse di Carrara, di Lucca, delle Calabrie e del Comasco vennero represse con la forza portando in seno al Partito correnti sfavorevoli e dis– sensi 2 ). I rovesci invece di abbattere ,Mazzini è di fargli compren– dere ch'era vano insistere per una via sbagliata, l'illudevano sempre 1) GAETANO Fnu:rro, Lettere inedite di Giuseppe Mazzini (in « Nuova Antologia», serie V, vol. 172, 1914, pp. 85-101); EMruo DEL OERRO, Ultimi tentativi mazziniani, con lettere inedite (in « Rivista d'Italia», anno X, vol. I, 1007, pp. 840-49); O. Pro– VANO, Alcune lf:-ttere di Mazzini a D. Narratone (in « Rivista storica del Risorgi• mento iftaliano », 1914, fase. V, p. 680 e segg). 2) Cfr. su questi tentativi: CuRÀTULO, op. clt., pp. 269-93, 387-400; SAFFI, Proc· mio al vol. XVI degli Scritti di Mazzini nél vol. IX dei suoi Ricordi e scritti clt., pp, 183-209; MAZZATINTI clt., pp, 1059-70; Lettere aà '111'1a famiglia inglese cit., vol. III, p. 147 · e segg. BibliotecaGino Bianco
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