Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
270 C. Zaghi indirizzo domiciliare per un inviato se dovessi mandarlo: comunicazione di nomi etc. di militari buoni, se ne conoscono dovunque 1Siano: afferrare, se in contatto con facoltosi buoni, ogni opportunità per ottenerne qual– che offerta tanto da aiutarmi nella lotta ch'io duro coi bisogni del lavoro e colla mancanza dei mezzi : - a questo si riduce il da farsi. Riditelo ai nostri di F. [irenze]. Appena avrò da essi un indirizzo, scriverò loro. Avete indirizzo particolare per Marelli [Pietro] in Aquila? se mai, vogliate darmelo e ditemi se rimanete in Fir. [enze] e posso mandare a voi un biglietto per lui. Se avete altri amici fidati nel Napoletano, indicatemeli. E credetemi sempre vostro amico Grns. La parola d'ordine nostra dev'essere oggi Azione. Siamo maturi per essa in Italia, e in verità non siamo uomini se non ne siamo capaci. Fisso nell'idea che Roma si sarebbe avuta per mezzo di un moto insurrezionale entro le mura, 1Mazzini combatteva aspramente il pensiero di un moto nelle provincie, che avrebbe costretto il Go– verno d'ltaJia ad intervenire. La partenza dei francesi da Roma lasciava la città arbitra dei propri destini; ,senonché i diiversi Co– mitati istituiti in essa con fini identici, ma mezzi ed intendimenti diversi, intralciavano lo svolgimento di un qualsiasi tentativo di rivolta; la stessa ambigua condotta del governo italiano e l'atteg– giamento dell'Imperatore contribuivano a creare in Italia uno stato d'animo vagante tra l'apprensione e l'illusione. Garibaldi impaziente di marciare su Roma, poco si curava di farlo o in nome della Monarchia o della Repubblica e affrettava i preparativi, non ascoltando gli avvertimenti di Mazzini, che vedeva chiaro tra tanta varietà d'opinioni, disparità di metodi e di prin– cipii e prevedeva tutte le conseguenze di un atto inconsulto 1 ). Si creava cosi, dico col Baffi, quella concordia discorde, che conduce direttamente all'opposto del fine per cui fu tentata. Mazzini, dinanzi al persistere per una via che giudicava er– rata, era angosciato; oltre il pensiero di Roma lo tormentava l'azione sporadica di alcuni seguad, come Montecchi, Cald'esi, Dolfi che smembravano « a minuzzoli l'unità morale del Partito>>- Il dissidio con Garibaldi, sempre insanabile, ora si aieuisce ; esplod'erà dopo Mentana per non placarsi mai più. « Ciò che cerco in Roma è una iniziativa per l'Ita.lia - cosi ~l 21 aprile scriveva a Campanella : - se dovesse aggrega;si come 11 resto, preferirei rimanesse del papa per aJtri tre. anni. La no– stra questione è oggi, non di unità materiale che, bene o male, esi- 1 ) BOLTON KING, Qp. cit., p, 214; SAFFI, Proemio cit., p .. Z7. BibliotecaGino Bianco
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