Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

F. Los.A vro, Canti di liberazione ecc. 375 FERNANDO LosAvro, Canti di liberazione. - Mondadori, Milano, 1932. L. 12. - - I canti del mattino e del meriggio. - «Contemporanea», Mi– lano, 1932. L. 10. Se vincete la diffidenza sempre legittima, se non vi fate prendere sù– bito da ingiustificate insofferenze, dovrete convenire che un poeta c'è dav– vero qua dentro: un poeta abbondante, ineguale, diffuso, ma poeta nato. Temperamento delicat~ssimo, ,S"ensibilissimo, di solitario e di taci– turno, Losavio s'apre solo con se stesso: e codesti veridici colloqui con sé, tanto più necessari e frequenti, quanto più grande e più scontrosa è stata la sua solitudine, cos,tituiscono essi la sua poesia, la sua arte « essenziale (essenziale sempre non direi), senza trucchi o aggeggi». La posizione di Losavio è quella giusta: nei suoi canti la poesia v'è ·di e·ssenza, è poesia di cose prima che di parole; modo di vivere e di sentire prima, e soltanto dopo collocazione di parole. E perché la sua posizione è giusta, perciò gli è stato e più gli sarà concesso, di scrivere cose veramente belle. Ma se, per reazione a certi atteggiamenti di inu– mana esteticissima poesia, verrebbe voglia di gridare che poesiia è sol– tanto o soprattutto un problema di vita, e solo subordinatamente un problema di arte; a un temperamento abbondante e abbandonato come questo di Losavio si consiglierebbe invece volentieri (,è proprio vero che si ha ragione soltanto quando si contraddice) maggiore vigilanza, meno abbandono e più diffidenza : in una parola, più letteratura. Troppe volte infatti la ,Sl\la schiettezza rischia di diventare sciatteria, i suoi canti sono diffusi e come privi di centro; la sua fantasia si svaga o la memoria si abbandona all'incanto dei ricOl'di, si che il poeta è costretto a riscuo– tersi e a richiamarsi al tema. Da questa mancanza di vigilanza deriva al Losavio tutto il suo fare : quell'andamento prosastico, discor-sivo, che egli, che ha sofferto tutte le esperienze recentissime, -dai crepuscolari ai futuristi, troppo predilige; andamento prosastico che ha pure la sua ragione e la sua grazia : come sostegno necessario per spiccare al momento buono il salto; ed è anche finezza, pudicizia, bisogno di parlare a bassa voce, per celare la propria commozione e impedire che trabocchi; e fastidio dell'eloquenza. Dalla stessa mancanza, - che non è forse mancanza di letteratura, ma di energia e. di concentrazione, - deriva anche quel suo giudicare, degna d'esser detta, ogni cosa, quel fissare, quel fermare ogni fuggevole im– pressione, notazioni che uno scritt(\re più energico e concentrato forse disdegnerebbe. O, si, annoterebbe in un suo zibaldone, per ricordar– sene al momento di più impegnativa creazione; e allora quelle notazioni riapparirebbero, ma trasfigurate e gerarchicamente disposte attorno a un centro. Di qui forse anche la mancanza di unità, la dispersione, e insieme la monotonia, specialmente nel primo dei due volumi, in cui troppo spesso i temi, le immagini si ripetono e si assomigliano. Questo e magari altro si potrebbe affermare e, se s'avesse tempo e spazio, provare con esempi. Ma ciò non toglie che Losavio sia un poeta vero, con un proprio interessantissimo atteggiamento: una voce nuova, che una parola nuova ha già cominciato a dire. Nella sua poesiia si BibliotecaGino Bianco

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