Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

370 A. B,ULLY, Jules César tura sua, come elemento di disordine che facesse rimpiangere la sua as– senza e rendesse poi indispensabile il suo intervento; ma il machiavel– lismo non è né la sua abitudine né la sua forza : ci sarà sempre, nei suoi piani, qualche parte lasciata, all'improvvisazione. E del resto, prima di ricorrere a, Clodio, aveva cercato lealmente qi conciliarsi Cicerone. La preparazione, prima che politica, è morale : un accumulo di po– tenza, intima, di cui forse egli stes,so non poteva prevedere i limiti va– stissimi, e che soltanto le circostanze dovevano svelare. A quaranta– quattro anni, quando buona, parte degli uomini cominciano a dar segno di stanchezza, egli ha fatto del suo spirito uno strumento meraviglioso, - e quasi intatto. La freschezza, del De bello gallj,co, così difficile a, definir ·bene, che ad alcuni è sembrata semplicità più o meno studiata, ad altri addirittura impassibilità, non è soltanto questione di ,stile o di edu~a– zione letteraria, atticizzante: vi si riflette una sorta di giovinezza spi– rituale, una superiore e quasi epica ingenuità, dell'uomo che si è cre– duto già esperto e poi vede d'improvviso la sua vita rifarsi nuova e più ampia e ,scopre, insieme con un paese inesplorato, anche le regioni prima ignote del suo spirito : le possibilità insospettate che vi erano chiuse. La sua opera, i suoi disegni, i suoi accorgimenti gli si fanno spettacolo: tanta è la minuzia e l'amore con cui li descrive. La sua im– passibilità, se mai, è per gli uomini; non per l'opera, loro. L'opera umana .val più della vita umana,: questa è la sua, morale. Non sembra la morale di uno che si sia preparato all'ascesa col « metodo paziente e sicuro i> che il Bailly suppone. La campagna di Gallia è il periodo eroico di Cesare. Il suo disdegno dei compromessi provvisori gli aveva impedito di formarsi un partito ; ora la materia umana da modellare a, immagine della sua idea gli è offerta dalle circostanze: è più che un partito, è un esercito ; e oltre l'esercito un popolo quasi nuovo, facile a, commuoversi e a, ricredersi, anc6ra, in via di formazione. Cosi almeno egli crede. L'uomo politico, che era già apparso nell'anno del consolato, acquista piena coscienza di sé attraverso l'opera del generale. Per verità, i capitoli che il Bailly dedica alla campagna, di Gallia sono i più vivi e i più personali di tutto il libro. C'era anche qui una tentazione in cui a un francese era facile cadere: contrapporre alla conquista di Ce– sare e alla introduzione della civiltà romana in Gallia quel ritratto ideale di una civiltà indigena che Camillo Jullian- ha disegnato in pa– gine famose; veramente splendide e piene di eloquenza, anche se fretto– lose in qualche conclusione e disinvolte in qualche passaggio. Si sa qual'è il pensiero del Jullian. Cesare entrando in Gallia, non trovava un popolo barbaro e privo di unità_ politica, ma, una nazione « che aveva un passato cosi lungo di indipendenza e di gloria, e che era allora, Egitto escluso, la cosa più viva del mondo ii. I greci che s'erano stabiliti S'Q.lla costa del Mediterraneo o vi affluivano periodicamente per i ~ommerci vi avevano diffuso la moneta, l'alfabeto, la statuaria, « l'arte d1 dare forma, alla ricchezza, al pensiero, alle credenze religiose ii. Una ci~iltà originale, viva e creatrice, sorgeva da tutte le parti in Gallia. L'impero degli Arverni, a cui apparteneva Vercingetorige, posto da natura quasi nel centro del paese, era già il nocciolo di una unità BibliotecaGino Bianco

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