Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

A. BAILLY, Jules César 369 che può : forse troppa. « Possiamo ritenere per certo che la sua intel– ligenza, da quando si aprl, fu senza riposo e vivamente sollecitata dalle questioni p0litiche .. :. ». « Come non si sarebbe precocemente maturato nel clima spirituale in cui viveva?>>. A sedici anni, « egli comprende e giudica con una sensibilità e una intelligenza di uomo fatto .... ». Poco dopo i vent'anni, morto Silla, « egli doveva evidentemente aver di mira due ipotesf.. .. ». Frasi simili peccano per eccesso di psicologia. La giovinezza di Cesare, se vogliamo per un momento metterci anche noi su,lla strada allettante delle ric9struzioni psicologiche, non dà l'im– pressione di continuità, di organicità che il Bailly e qualche altro bio– grafo vi vogliono rintracciare. Cesare, per quanto noi possiamo intrav– vedere, è uno che attende il ,suo astro, e ha fiducia che esso debba sor– gere; come e quando e da qual parte del cielo, si direbbe che egli stesso non sappia. A certi avvenimenti si commuove: se è lontano da Roma, vi ritorna in fretta, come fece alla notizia della morte di Silla; ma tutto finisce qui. Irrequietudine, sensibilità politica, questo sì; non vera e palese precocità, non intuito definito, non giudizio politico, se il giu– dizio in politica ha da essere attivo, portar con sé una certa decisione, una certa costanza, uno sforzo di provocare e dirigere i fatti, anzi che subirJi. I moti o le congiure a cui sembra aver preso parte non trovano in lui un seguace convinto, una compromissione intera; rimane sul margine della marea, e non si può pensare che sia debolezza o timore : piuttosto sfiducia. La sua sensibilità lo avverte che il suo tempo non è ancor giunto. È una natura ricchissima e piena di impeto, ma non trasmodante; anzi, non ostante le dissipazioni inevitabili in un periodo cosi lungo di attesa, abbastanza saggia. Accumula energie, ma le sa contenere, non le disperde, altro che in apparenza. Se pure in forme anc6ra imprecise, crede in un avvenire suo : e la sua fede a scadenza lontana, senza una mèta manifesta, assume talvolta l'aspetto dell'indo– lenza, dell'insolenza ·senza scopo, della magniificenza esteriore. Capacis– simo, come ne darà poi la prova, di concedersi. a un'opera, fino all'intero oblio di se stesso, rifiuta di impegnarsi quando l'impegno sarebbe par– ziale e di breve durata. Certi atteggiamenti audaci della sua prima gioventù, rimasti poi senza seguito, paiono prove di grandezza, fatte per se stesso, prima che per altri. Un Cesare continuamente all'agguato delle circostanze, .fin dall'ado– lescenza, come quello che il Bailly descrive nei primi capitoli, si stenta a riconoscerlo. Nel periodo di preparazione, più che la meditazione, più che una volontà deliberata o un disegno politico lungimirante, pare che prevalga l'indole; che certo è indole di conquistatore. Non è fatto per i secondi posti, e si mette in vista. Ma tra le possibilità di mettersi in vista preferisce quelle in cui ci sia da esercitare più virtù di suggestione. La sua opposizione alla oligarchia sillana, la sua predilezione per la democrazia saranno nate, senza dubbio, anche da un ragionamento; ma insieme hanno un motivo morale, legato con la sua indole, perché una folla si può dominare, ma un'aristocrazia o una oligarchia bisogna saperle circuire, insidiare, corrodere. Cesare non è fatto per circuire o disgregare. Può darsi, come il Bailly sostiene, che partendo per la Gallia egli abbia di proposito lasciato in Roma Clodio, divenuto crea- 24. - / ègaso. ibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy