Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

La balia 357 - Ah, benedetto ragazzo, - riprese l'uomo incoraggiato da quel ~ospiro. - Un gran buon figliolo, v~h; ma quando ·ci si trova con una famiglia sulle bra<:cia, bisogna metter la testa a partito. Peccato farsi mandar via da quel poderino : era proprio quel che ci voleva, per voi. Ma si vede che era giovane, Beppe. Tanto è inu– tile: bisogna imparare da sé. La Zaira sospirò. ]forse la colpa non era tutta di Beppe. Allora non pensava a nulla nemmen lei, altro che a divertirsi. a ballare e ·a cantare; e a prendersi il suo uomo, la notte. Dio, come se l'era goduta! E il sangue le dava volta, la lasciava senza fiato. Alzando gli occhi, vid'e che di là dai monti il cielo si era fatto di bragia. Quell'arietta di vento era calata: il mondo intero era immobile e muto se non per il grido di qualche gallo ritardatario da un'aia. - Sarà un bel caldo, anc'oggi, - fece l'uomo come ri– nunziando alla converAazione. E allora, come per spirito di con– traddizione, la domanda che lei aveva avuto sulle labbra sin da principio aspettando la buona occasione, divenne urgente, come se non la potesse più tenere nel sangue : - O dell'Assuntina, ne sap~te nulla ? - La nipote di Cesare? Ah, che eri venuta a vederla? È bell'e ritornata via. Dicono ci sia un signorino che la vuole sposare, in città. Ma io ci credo poco, a questi racconti di signori che spo– sano le ragazze. Toh, è vero, era cugina di Beppe, - osservò come spiegandosi la ragione di quella domanda. - Ma poi tutto pole essere : se ne vedono tante. Questi giovani la trovan tanto bella; io non so come fanno : un seccherello rifinito, tutta frònzoli e sotto non c'è che ossa. Di là dai monti all'improvviso veniva su un nuvolone nero, insieme col sole, e come per nasconderlo. Si sentiva che, al di là, il sole era sorto. - Toh, - fece l'uomo, - c'è mutazione, nel tempo. - Si girò tutto intorno sul calesse, anche di dietro, guardando il cielo. - Sarebbe la mano di Dio, se piovesse, per queste robette estatine. - Ma il cielo tutto all'intorno sino alle 'giogaie di :Montalbano era un azzurro incantato. Non c'era che quel nuvolo nero. - Sarà vento, - fece l'uomo scuotendo la. testa. E a un tratto, balzando su dal nuvolo come da un secondo crinale di colli, il sole li ferì negli occhi. - Sarà caldo, - fece l'uomo a voce anche più bassa. Ma la Zaira, non gli badava. Dunque l'Assuntina era andata via, <lunque non era vero nulla tutto quello che s'era fabbricata lei con la testa tutti quei giorni di spasimo. Pareva che la raggiera del sole le fosse entrata nel sangue. - Farà caldo anc'oggi, - ripetè l'uomo, come lasciandosi an– dare a uno scoraggiamento abituale. E tirò sulle redini, e schioccò le labbra. - Fra poco siete a casa, Zaira. - Il cavallo prese BibliotecaGino Bianco

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