Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932

352 D. Cinelli - Ohe gli dài ? - e lesta si chinò a guardare nella scodella. Il bambino, l'aveva bell'e visto, stava bene; era un bel bambino, fiorente. Era sceso anche il dottore; la signora Agnese invece si tratteneva nella macchina. - È pappa, - fece il dottore dopo di essersi pulito gli occhiali dall~ polvere. - È pappa col latte. - Prese il cucchiaio e la smosse un poco. - È sciolta bene. - Gli farà male? - chiese umilmente la balia. ~ Ohe vuoi che gli faccia, -- fece il dottore scuotendo la testa,, energicamente. -- Guardalo, con questi calori, che figliolo, che cor contento. - E prendendolo di sotto alle braccia lo tirò su. ' - Guardi, signora Agnese, se li sanno fare i figlioli. E ralle– vati a pappe. Accidenti alle medicine. Ah, che razza, eh~ razza, che sangui! C'è soddisfazione, dico io. La balia impallidì, si morse le labbra, poi udirono un mugolio sommesso, di bestia in sofferenza. - Toh, - fece il dottore pigiandosi il bambino addosso, sul petto, - tièntelo, il tuo figliolo, tièntelo stretto questo pezzo di ciccia che lo sa Dio quanto ti farà penare. E allora finalmente la balia prese a singhiozzare, sul capo del bambino, come un fiotto di sangue, d'anima, che venisse su dal profondo. Il dottore si schiariva la gola, passeggiando su e giù a,, passi larghi, energicamente, sull'aia. - Buona sera a loro signoria. Oh, Zaira ! - Venivano dalla viottola un uomo e una donna, scalzi, con la bambina dietro. Erano giovani, ma sinché non furon vicini non si sarebbe detto. ·Ma quando si fermarono davanti a loro, videro che erano anche belli. La donna specialmente, che avrebbero giudicato sulla trentina, ora si dimostrava poco più che ventenne. Un bel viso franco, intel– ligente, 0he si lasciava andare nel sorriso aperto della signora Agnese con una fiducia serena, come protetto da qualche circo– stanza che le stava a difesa. La balia col bambino in collo si era avvicinata e si teneva accosto a loro con un ·senso di sospetto come quei cani che pur vedendo che il forestiero è bene accetto al pa– drone, gli giran dintorno con la coda fra le gambe e magari un dente che sporge sul labbro rivoltato, mugolando di' malumore. Ora la balia dava l'impressione di un improvviso rilassamento e quasi di una debolezza fisica della quale non si fossero mai accorti; pareva anche più pallida, più terrea; e quegli occhi obliqui, più slavati, più poveri, persi. Porse era soltanto il confronto con quella donna dritta, eretta come una statua etrusca sui grandi piedi scalzi, schiacciati, e sulle gambe forti come colonne. L'uomo stava più indietro come se non si trattasse di lui. Era biondo, anzi ros– siccio, col viso cruscoso. Lei invece era mora e bella di viso, dalle BibliotecaGino Bianco

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