Pègaso - anno IV - n. 9 - settembre 1932
La balia 347 passione. - Ma loro non vanno mai a divertirsi? - Certo c'era an– che un'ombra di disprezzo e magari di risentimento nel suo tono di voce. - E ora, ora ho visto tante cose. E quel disgraziatino che m'è nato vien su come un conigliolo .... No, no; c'è troppa diffe– renza, c'è troppa differenza .... Silenziosamente era apparsa la, signora Agnese. La balia levò appena lo sguardo sulla sua calma e dignitosa figura, e parve che la sua pena, il suo sfogo benefico non ne fosse disturbato poiché si rivolse a lei, sottomessa. - Lei lo capisce meglio di tutti,. signor' Agnese. Se il mi' ma– rito fosse di quelli che ci stanno davvero alla fatica .... Ma se non avessi trovato questo baliàtico, s'era tutti alla fame. Sicché bi– sogna che ci stia. Che ci stia. Che ci stia. - Non ti scalmanare, balia. Si va quando tu vuoi. ,Si deve andare domani ? - Chi ? - fece fa balia aprendo g-li occhi tutti spalancati. - Anche loro ? - Qualcuno bisogna che t'accompagni, - fece il dottore. - Senti, se la signora Agnese mi dà da dormire stanotte, si fa così; vengo io, domani. Tanto malati gravi ora non ne ho. Si va noi due, io e te, balia. Tu capisci, bisogna vedere se c'è questa. tosse; e se è tosse cattiva, non importa che tu t'avvicini tanto. - Ma fra que1le miserie, loro.... · - Se ne vedono tante, cara mia, - disse la signora Agnese, serena. - Allora, - fece la balia guardandola timidamente di sotto in su, - se vuol venire anche lei.. .. - Sì, vengo volentieri, - fece la signora Agnese soddisfatta. - Tanto lei, lo so, certe cose le capisce. Non è come la mia signora .... - Zitta, balia, - fece H dottore. - Eccoli. - Allora, - chiese la signora Anna scendendo i gradini della terrazza, - cosa avete deciso? - Si va domattina, noi due, con la balia, il dottore e io. - Ma starete attenti? - chiese la giovane signora. La balia mosse appena la testa verso di lei, come se si rattenesse dal guar– darla, e i suoi occhi si fecero a un tratto fissi e duri. - Non abbia paura, signora Anna, - rispose il dottore alle– gramente, - gliela riporto sana e salva. Allora Giacomo, st~sera resto da te. Se mi dai una camicia da notte .... Ah, - fece stll'an– dosi tutto, - chissà che bellezza, stasera di quassù, che fresco. - È anche luna piena, - osservò la signora Agnese. - È una bellezza davvero, e l'Arno che luccica laggiù. _ Si mangia in terrazza, - aggiunse con vivacità la giovane signora. - E non c'è bisogno di luce, basta la luna. Biblioteca Gino Sia co
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