Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

206 V. G. Rossi - Mascalzoni! Ignoranti! Io fatico a scozzonarli, e quelli dormono! E quel giorno a bordo era il terremoto. Le storie che gli piacevano di più, le raccontava anche senza l'aiuto del libretto: andava diritto filato con le stesse parole, gli stessi gesti, ogni volta. Una era la storia di Roc il brasiliano. Buono e cortese a stomaco vuoto, Roc era terribile e feroce quando aveva mangiato e bevuto: guai allora a contradirlo; e sic– come andava attorno sempre accompagnato dalla sua lunga spad'a, nuda la spada sul terribile braccio, con suo colpo maestro tagliava la testa a chi osasse contradlirlo. E poiché sapeva che gli uomini tengono più alla borsa che alla vita, quando faceva preda sul mare o metteva a sacco paesi della costa, faceva legare per le mani i prigionieri alle sàrtie della nave o agli alberi della campagna, e. poi faceva accendere il fuoco sotto i piedli dei prigi<;mieri: fuori il danaro! Se il bottino era magro, allora faceva arrostire i prigionieri. Grandi falò. umani. E con le braccia conserte sul nudo petto villoso, la lunga spada stretta fra le braccia, Roc immobile, impassibile come un dio infero, guardava. Le donne se le godeva, poi le vende-va ai coloni della costa. Una volta Ì.a sua nave naufragò : capitan Roc fu catturato da– gli spagnoli. E gli spagnoli volevano impiccarlo: ordine d'el re di Spagna. Ma capitan Roc non voleva morire impiccato, perché non era ctecoroso per un brave gentilhom,1ne come lui morire con la corda al collo; ma neanche voleva morire in altra più decorosa ma– niera, perché egli aveva da tempo rotto le sue relazioni col Padre eterno, e non aveva nessuna fretta di riallacciarle nel mondo di là. Ohe cosa fece allora capitan Roc, che, se era forte e feroce, era anche astuto gentiluomo? Con una lettera falsa riuscì a ingannare il comand'ante spagnolo : e gli spagnoli, che prima lo volevano morto, poi lo volevano arrolare al servizio del re di Spagna. Ma Roc non ne volle sapere: niente padroni, e gli scudi dl'oro sapeva dove trovarli, anche senza gli stipendi del re. Non ricordo più lo stratagemma usato da Roc per imbrogliare gli spagnoli, ma ricordo che quando nel suo racconto Menelicche giungeva qui, inarcava la scldena, apriva a compasso le enormi· gambe, stendeva, agitava le- hra<'èia, e dava d'un tratto in uno scroscio di riso, secco, scriccùiolante, pauroso, simile allo scroscio d'una tavola che si rompa. La gran barba s'apriva, si sparpagliava, s'agitava: la gran bocca, spalancata, con le labbra scosse d'a un !remito convulso, sembrava dovesse sputar fuori quella mezza doz– zina di denti bovini intonacati di tabacco. Pareva che quella bocca n:on si dovesse richiudere più, che le BibliotecaGino Bianco

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