Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

200 V. G. Rossi - D'un tratto, ecco un passo tardo pesante insaccato giù per la scaletta di legno, come se chi dii.scendevoglia accertarsi che· gli sca– lini sono ben fermi e tengono. Appare Menelicche. Si sofferma un istante sulla porta indeciso, perplesso, quasi che· la ventata di grida lo spinga indietro e gli mozzi il fiato: poi entra, alza agita le lunghe braccia stecchite, urla: - Silenzio ! Silenzio ! Lo schiamazzo cessa: la faccia di Menelicche, di slavata che era, s'è fatta di fuoco. Ora tuona. - Quel mascalzone d'un cuoco !... - Macché cuoco! Siete vòi. .. , - lo interrompe Fidard'o, e gli altri approvano con brontolii, con cenni d'ella testa. Menelicche s'avvede che ha cominciato male, che ha sbagliato strada, .e subito si riprende: - Aspettate. Vof. sapete che sòn largo di mano. Oh, sì: lo sa-. pete. Ma è questa maldita umidità: sì, l'umidità: guasta tutto, manda il ben di Dio alla malora. Ohe ci posso fare io? U1sciù Bac– ciccin (era l'armatore) poi viene dta me e mi dice: « Oapitan Got– tuzzo, m.ti rne arui'Ylé, voi mi mandate alla rovina, mi mangiate il bastim ento, mi mettete su una strada!>>. Capite'? Ma appena in porto, via tutto: in mare. Tutta la roba guasta, si capisce, perché quello che è buono, è buono. In mare, in mare! Dico bem? E com– prare roba fresca, roba di prima qualità, (1,izo bem ?, dovessi pa– gare io, di .tasca mia. Ma ora un po' di pazienza. Pazienza, si~ e poi tutto s'aggiusta. Nessuno rifiatò. Questo eloquente discorso era stato fatto non so quant'altre volte, nessuno ci credeva, ma quando l'uomo si sente dar ragione si rassegna al torto, e perde il calore d'ella convinzione anche quella formidabile opinione politica che è l'appetito. E Menelicche si sentì anc6ra una volta vincitore : si occupò pa:. catamente dell'ordine della sua barba, sicuro e contento di sé, tossì due tre volte come· per riaffermare in quell'attonito silenzio la sua i;i,utorità, soggiunse: - Intanto, vi manderò, della galletta : e ce ne sarà per tutti; - si volse per uscire. Allora, una ghignata risonò, alta, stridula; una voce cominciò a cantare: Io vago in mezzo al mare, e non -mebagno me batto co' 'n armata, e non m'arrendo! Allibimmo. Menelicche si voltò di scatto, spalancò la bocca per gridare qualcosa, la richiuse. Un lampo passò nei gialli occhi. La collera gli storceva la bocca, che restò come irrigidita in una smorfia. Ma si contenne: capì che una parola sarebbe stata come un'esca gettata in uno sciame di pesci affamati. BibliotecaGino Bianco

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