Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
198 V. G. Rossi rotto, a singulti: un belato che pareva venire di lontano, sulle raf– fiche : strappava il cuore, eppure, se non ci fosse stato di mezzo quel ragazzo morto, avrebbe fatto anche ridere. Ohi aveva mai pensato che dentro Menelicche abitasse un'anima sensibile'? L'anima doveva essersi ritirata in un angolo molto re– moto, ma non si era disseccata col corpo. :Fu per tutti una grande scoperta. Benché ignorasse l'esistenza dell'igiene, Menelicche aveva una sua teoria igienica: mangiar poco, pochi grassi, poco condimento. E poiché quando un'idea trovava ospitalità nella sua testa non 'trovava più. la via di uscire, Meneliccbe applicava il suo precetto igienico con l'ostinazione di chi è deciso a beneficare a tutti i costi il prossimo suo. Custodiva lui nella sua gabina i viveri più esposti ai pericoli di attentati: l'olio, iì lardo, il baccalà, il caffè, lo zucchero. Lui pe– sava, misurava, consegnava al cuoco. - Quanti siete oggi a mangiare ? - domandava ogni volta, spe– rando che qualcu:Qo si fosse purgato e stesse a dieta liquida. - Tanti. - Piglia qua. C'è di più, ma fa lo stesso. Ohe mangino, che s'ingozzino, che crepino d'indigestione! Aveva pesato al grammo. - Oapitan Gottuzzo, a bordo della, Gioconda la quaresima dura tutto l'anno, - s'arrischiava a dirgli qualcuno. -- A casa tua mangiavi pollastri e lingue di pappagallo, - ri– spondeva Menelicrlte, e voltava le sp~Ue. Erano zuppe di gallettà aglio e olio; erano minestroni d~ riso e fagioli e lardo; era ,baccalà con patate, ma il baccalà s'na smar– rito fra le patate, e à ritrovarne un pezzetto pareva d'aver fatto tombola. E a tavola, ogni giorno, erano borbottamenti e proteste·: Me– nelicche lasciava dire, perché sapeva che quando la gente s'è sfo– gata a protestare, poi manda giù anche la minestra che sa· di lardo guasto. La domenica c'era il vino. Verso le undici della domenica (si mangiava alle undici e· mezzo), Menelicche preparava il vino. Misu– rava il vino con una tazzina di latta : tanti a bere, tante tazzine. Mesceva dal fiasco nella tazzina adagio adagio, attento alle gocce,. come un farmacista che dosa veleni. Ma nella tazzina il vino non arrivava che a metà : il resto, a~qua. L'acqua la mettev_:adopo, contando con la ste·ssa atten– z~one le misure. Ci teueva a conservare immutata la qualità del vmo che andava in tavola. E misurando, ogni tanto esclamava : - Quelle gole d'inferno asciugherebbero una cantina. BibliotecaGino Bianco
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