Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

194 F. Moroncini _ indegnissimo>>- Teme solo che il mutare il dolce clima napolitano con l'aspro dl Firenz.e nella peggiore stagione dell'anno possa nuocere alla salute dell'amico, e lo prega dli risparmiarsi se occorra, quantunque ogni giorno che passa senza di lui gli si faccia sempre più insopportabile. E il Ranieri, o per questa o per altre ragioni, rimanda la partenza. Ben però si preoccupa di restituire alla Lenina i ritratti che ne aveva avuti in attestato d'amore, allo scopo di riavere il suo. E Giacomo, che non vedeva la ragione di tutta que– sta premura, gli risponde che mandi pure i ritratti, se gli preme - assolutamente di recuperare il suo; altrimenti no, perché troppo onorava la donna col mostrar dli ricordarsi di lei. Dopo ciò, il Ra– nieri non pensò per il momento ai pegni dell'estinto amore. Ma era poi del tutto estinto? La premura e l'insistenza stessa, onde più tardi Antonio si adoperò •per la reciproca restituzione, ce ne farebbe dubitare. Dopo ch'egli si fu, col Leopardi, ricondotto a Napoli, e quando ormai la passione di lui avrebbe dovuto, e per l'amara de– lusione sofferta e per la lontananza della ,donna, essere sbollita, . questa :fi:simadi reclamare il suo ritratto a:ffinchè non restasse « tra mani così vili>>, non l'aveva abbandonato; tanto ch'ei si rivolse al buon Niccolini per ottenerlo. Il Niccolini pazientemente ne parlò alla Lenina, la quale, per deferenza all'illustre amico, fini col man– dargli più tardi il ritratto del Ranieri, col patto di, d'arlo a chi avesse riportati i suoi. E la persona che doveva portare al Nicco– lini i ritratti dell'attrice, fu proprio (vedi scherzo della sorte!) il conte di Platen 1 ). Districate alla men pegg'io e provvisoriamente le 'cose -domestiche in Napoli, Antonio pensò di tornare a Firenze, non già con la cer– tezza di rimanervi a suo piacimento, come pure avrebbe bramato (ormai non gli era più lecito illudlersi sulle angosciose condizioni de' suoi), ma per fare colà anc6ra qualche altro tentativo d'imprese· letterarie con le quali tirare innanzi la vita; o, venendo meno questi tentativi, per indurre l'amico a seguirlo a Napoli, col proposito di continuare ivi, liberi e ·soli, la loro vita contubernale. A Roma, da una lettera di Giacomo da lui male interpretata, credé che l'amico fosse in fine di vita ; e mise in subbuglio e in orgasmo prima gli Antici e poi i Leopardi. S'affrettò ver.so Firenze; e trovò l'amico, malato si ed -affranto com'era dia un pezz o, ma in condizioni punto allarm·anti. Ora, mancatagli ogni speranza di guadagni o d'im- 1 ) Di ciò applllllto il Ranieri avvertiva il Niccolini con lettera degli 11 set– tembre '34: « L'insigne Conte di Platen, vostro runico ed ora divenuto mio per mia gran ventura, partendo a cotesta volta, mi offre l'occasione di mandarvi certi due ritratti de' quali n<>nso più che farmi». Non ostante queste parole di sprezzo, e non ostante che il Ranieri più tardi affermasse di vergognarsi « di quell'epoca cosi balorda della sua vita», sfa il fatto ch'egli ebbe e conservò tra le sue carte ll!Il'iscrizione a stampa in -morte della Pelzet, infarcita di lodi ultra-epigrafiche, BibliotecaGino Bianco

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