Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Il Leopardi e il Ranieri, I!'anny e Lenina 193 sacrificava per risolvere l'affare Castelnuovo, in cui Antonio l'aveva lasciato impigliato tra banchieri usurai e cursori giudiziarii 1 ), s'in– gegnava, d'a,ccordo col Segretario delle Poste, a far recapitare alla Pelzet in Venezia le lettere che il cieco adoratore le scriveva da Napoli, e comunicava all'amico H dolore e la maraviglia della Fanny di non poter avere mi verso ,da lui! Ma ecco scoppia la bomba: il Ranieri ha la certezza che la sua Lenina adorata non vuol più sa– perne di lui, e forse s'•è data ad altri. ,Sarà stata resipiscenza, cal– colo, volubilità; fors'anche sarà stato l'effetto dei paterni avverti– menti del buon Bista; ma probabilmente non sarà stato l'effetto di quell' « incrfdìbile vigliaccheria>> femminile, contro cui Antonio s'era sfogato scrivendo a Giacomo, e che questi aveva in buona fede ritenuta per vera e r~le. Smanié furibonde ,di Antonio; suoi tragici proponimenti, o apertamente dichiarati o intenzionalmente mal dissimulati; spavento di Giacomo e della Fanny, uniti insieme nel tremare per l'amico comune. Verso la fine di quell'anno, la Pelzet torna a Firenze; e Giacomo non solo non si cura di vederla, ma è_certo ch'ella non avrà core dli farsi vedere da lui, cioè ,di venirlo a trovare. Ormai, disperando quasi del tutto di vedersi appagato dall'amore della Fanny, solo l'amico Antonio, « unica e non compensabile cosa al mondo>>, ren– deva possibile a' suoi occhi la vita che naturalmente gli rimaneva, ed era così poca che non aveva la forza di ammazzarlo. Antonio gli faceva intendere, noIJ- so con qu;:i,nta delicatezz.a, che la gente lo derideva per cagione di lui ; ed egli se ne addolorava, ma anche se ne consolava al pensiero che « il mondo ride sempre di quelle cose che, se non ridesse, sarebbe costretto ad ammirare, e biasima sempre, come la volpe, quelle che invidia>>- E ,desiderava ardente– mente di riabbracciarlo al più pre·sto, e tremava che questo im– menso bene non potesse esser vero. Ma ecco il Ranieri gli annunzia prossimo il suo ritorno in Firenze, pur preoccupato che, nel riveder la Pelzet, egli potesse vacillare e d!ar prova di debolezza. Giacomo :fida nella virilità dell'amico che non gli sia pericoloso il riveder quell'oggetto infausto, « non mai stato degno di lui ed ora divenuto 1) n Ranieri aveva firmato il 29 settembre '31, all'ordine di G. Leopardi, una cambiale di duemila lire fiorentine, scadente alla fine di marzo 'R2. La cambiale fu rinnovata il 2 aprile con due altre cambiali, u,na di lire 1300 e una di 700, con la scadenza dilazionata alla fine di settembre '32; ma non essendo queste state pa– gate dal Ranieri assente, caddero in protesto. Il Leopardi, rice':1ta 13: n~~ gradit~ visita del Cursore, per evitare l'arresto, Dio sa a quali dolorosi sagrificn dové ri– correre. Tuttavia riusci a pagare, e ritirò le cambiali dal banchiere Samuel Ca– stelnuovo che le aveva quietanzate « per onore della propria firma e per riva– lersene c~ntro chi di ragione»; e solo verso la fine di novembre pare che il Ra– nieri mandasse pel tramite del Mannucci, dei valori sul banchiere Fenzi a parziale soddisfazione della forte somma sborsata da Giacomo e dei relativi interessi e spese giudiziarie. 13, - Pègaso. BibliotecaGino Bianco

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