Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
Il Leopardi e il RanieriJ Fanny e Lenina 191 amante riamata dal Ranieri, tolleràva nondimeno senz'alcuna ap– parente reazione che quegli spasii;nasse e smaniasse quasi pubbli– camente dietro all'attric~, e non dietro ad essa ·soltanto; mentre dal suo lato non nega_va benevo1enza e incoraggiamento a parecchi altri adoratori; e lasciava troppo leggermente, o sia pure inconsa- · pevolmente, il povero Giacomo aocendersi di lei nelle frequenti. visite che da lui riceveva; senza tuttavia la minima propensione a ooncedergli nessuna specie di refrigerio. Ma noi abbiam v:eduto più sopra, in altre donne di nobil oosato, altri e ancor più strani fenomeni psicologici e garbugli amorosi. E si potrebbe facilmente continuare nell'enumerazione. Si dirà che tutto ciò era il portato d'una società àmmalata di un accomodante romanticismo, nella quale siffatte anomalie erano accettate,· senza troppi scrupoli né scandali, qual moda corrente. iMa se si ammettono, bene o male, per altri, perché d'ovrà tanto maravigliare che il Leopardi, non certo per indulgere alla moda, ma per un profondo sentimento di pura amicizia, si fosse sacrificato fino a rasentare il ridicolo agli occhi del mondo? Neanche dovrà far maraviglia che il buon Niccolini, vedendo i - due suoi amici Antonio e Lenina aver perduto egualmente la testa, fosse entrato in mezzo ad! essi, per teptar di calmarli co' suoi paterni ufficii e consigli. Non saprei dire quanto egli fosse atto a ciò, e· quanto l'opera .sua poté in quel frangente. Certo non gli mancò la buona intenzione; e di essa gli va tenuto conto, e delle noie a cui sobbarcossi per amore altrui. rMa circa i suoi. sentimenti, e i giu– dizi eh' egli faceva del1a bella attrice·, si può affermare che se· da principio credette, piuttosto tepidamente, nella virtù e onestà di lei, questa credenza àndò via via illanguidend'o, fino a tramutarsi in una convinzione diametralmente opposta. Basterebbero a pro– varlo i passi di alcune lettere del Niccolini al Ranieri 1 ) ; ai quali si può aggiungere il segueiite, d'una lettera dei 9 luglio '36, che, 1) 10 gennaio '34: « I Comici dicono che [la Pelzet] ha un galante a Milano, e lo ha tolto a una povera donna che gli era amica e dalla quale aveva avuto un figliolo. Ma essa è la virtù medesima, e dopo Tonino .... Io ho perduto .la pazienza, e le ho sturato le orecchie .... pianti, giuramenti, testa del figlio». - 24 febbraio '34: « Adesso [la Pelzet] è a Siena, ove per un terremoto .... ella, sentendosi ballare il palcoscenico sotto i piedi, dicono che si sia svenuta. I malil\"ni hanno avvertito ~he se il terremoto era d'ondulazione, ciò non le sarebbe avvenuto, essendo essa per esercizi fatti.. .. usata a non provar paura di siffatto movimento». - 31 mar– zo '34: « Non le ho potuto nascondere quello ch'io sento dei suoi costumi, e le ho messo innanzi la trista vecchiezza ch'ella si prepara perdendo a un tempo fama •e salute ». - Aprile '36: « La Pelzet ha lasciato il teatro per dispute avute col Domeniconi, il quale osò dubitare della sua pudicizia .... :fil divenuta grassa come una troja, ed ha intorno molti giovini, fra i quali alcuni poeti romantici: chi abbia i suoi favori non so perché ci vo di rado» (Oarte Ramieri). BibliotecaGino Bianco
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