Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
Il Leopardi e il Ranieri, Fanny e Lenina 187 delle sue tragedie, nei successi delle quali riconosceva parte del merito alla valentia dell'attrice. Sebbene il Ranieri dové aver co– nosciuta la Pelzet- in Firenze 1 ), non è provato che il Niccolini lo avesse preceduto nell'intima «amicizia>> con lei; e che dalla co– mune amicizia con la donna originasse l'amicizia tra il Niccolini e il Rapieri. Non dico c-he all'illustre tragico non piacesse la sedu– cente attrice; anzi vi son lettere in cui quegli, sia pure scherzando, le fa intendere che, non ostante la differenza dell'età, sarebbe lu– singato d'esser da lei accolto nel numero de' suoi non platonici adoratori 2 ). Ma, insomma, o per volontà propria o per forza delle circostanze; egli finì con l'assumere piuttosto verso lei la parte di padre nobile, consigliandole, « in nome della loro santa e pura ami– cizia)), di oercl;l,reun asilo nel core del suo marito e nella pace della sua casa; con qu.alè.he probabile allusion~ al suo romanzo col Ra– nieri e alle µi.alignazioni che n'erano corse. La Lenina aveva accolto volentieri questa parte benevola d'el suo illustre amico, conside– randolo come un· padre, consigliere e protettore. E quindi, prenrnta come da un fato ineluttabile, angosciata dalle cupe malinconie e dai truci propositi dell'amante, pazza ,anche lei di passione, prima di prendere una decisione suprema, di cui non poteva né voleva calcolar,e le cons.eguenze, scrive al buon Bista dia Venezia, il 19 ot– tobre '32, una lettera che merita esser conosciuta; e come singolare documento psicologico in sé, e come prova definitiva che i prota– gonisti del lagrimoso romanzo non poterono essere se non il Ranieri e l'attrice; anche se nella trama del romanzo si debbano includere, come figure secondarie, Giacomo e la Fanny; ed inoltre il buon 1) Non mi sembra probabile che il R. si fosse innamorato di lei .a Napoli, donde sarebbe partito la prima volta, senza il permesso delle superiori autorità, per correr dietro alla sua fiamma; come scrisse G. DoRIA,in Pègaso dell'agosto '29. Le « superiori Autorità», che avevano in qualche .sospetto il giovinetto Ranieri per le sue idee un po' troppo spinte e con troppo ingenua foga manifestate, non solo dovevano avergli lasciata libera la facoltà di espatriare, ma dovevano anzi aver fatto intendere -bonariamente al padre di lui che lo facesse al più presto, per misura igienica, viaggiare fuori del Regno; come può desumersi da lettere del padre e della madre, che ci rimangono. 2) Le scrive infatti: « Parliamoci chiaro: io non fui mai bello, ed ora non son più giovine; come volete che si mettessero in testa che voi, leggiadrissima, e nel fiore degli anni, faceste meco all'amore ?... Certamente voi siete onestissima; ma qualora vi piacesse deviare dal retto sentiero, non sareste così sciocca da fare così brutto peccato,,. El come per consolarsi di aver dovuto rinunziare a ogni specie di refrigerio da parte di lei, in altra lettera le scrive : « Badate che mettendo Fer– dinando [il marito] tutto il capo agl'interessi, il libro de' vostri conti matrimo– niali non soffra diminuzione nelle partite: mi vien detto che da trent'anni in là le donne si fanno rimettere in corrente. Ma voi avete molte virtù, e poco tempo da pensare a queste chiamate miserie da noi altri ingratissimi mortali,, (Vedi Lettere inedite ài G. B. Niccolvni all'attrice Maddalena Pelzet, pubblicate da JARRO,S. Landi, Firenze, 1889). BibliotecaGino Bianco
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