Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
186 F. Moroncini il 17 di marzo. Il ritorno fu lieto ad entrambi, che andavano a rag– giungere nel medesimo luogo le d'onne amate. Se non che il romanzo continuava a svolgersi con vicende drammatiche per l'uno e per l'altro. Verso la fine del '32 il Ranieri, chiamato minacciosamente a Napoli dal padre, dai parenti ed amici, dovette pure piegarsi. E poiché la Pelzet era passata a recitare a Bologna, egli, sempre -delirante di passione, le corse dietro colà; e solo dopo essersi beato •di lei per qualche tempo, attraverso le Romagne, le ,Ma,rche e Roma, fu :finalmente presso la famiglia che non rivedeva da oltre quat– tro anni. Egli aveva formato, è vero, il proposito di tornare a Firenze al più presto, e o rimanervi col Leopardi o condurre questo con lui a Napoli. Ma intanto aveva lasciato l'amico, solo (\on la sua -disperata passione, rovinato in salute, e in gravissime angustie eco– nomiche'per ciò che aveva fatto in favore di lui. Da Napoli il Ranieri continuava a scrivere alla Pelzet lettere su lettere, ad altissima temperatura, le quali passavano per le mani -del Leopardi prima di esser voltate a lei in Venezia, ov'erasi trasfe– rita da Bologna con la sua Compagnia. Quella passione, furibonda e cieca; toccava ora il suo culmine, e pareva che potesse volg·ere ad un tragico fine. Questo almeno facevano immaginare le lettere di– sperate del Ranieri all'attrice, e i propositi di suicidio da. lui ma– nifestati anche alle altre sue amiche, e in modo particolare al suo Giacomo; il quale si studiava tenere avvinto l'amico alla vita ed a sé con le più soavi proteste, con le più sviscerate espressioni d'amore, che a gran fatica gli occhi malati gli permettevano verg·ar sulle carte. Tali atteggiamenti romantici d'el Ranieri potranno forse lasciar qualche dubbio ch'egli avesse realmente in animo di sot– trarsi alla vita, che pure era stata per lui abbastanza gioconda (troppe volte infatti, nella sua lunghissima esisttnza, comunicò adl .altri questo pensiero, senza mai per fortuna effettuarlo); ma che l'avesse manifestato a voce e per iscritto, ingenerando negli altri grave pena e preoccupazione, ne abbiamo più documenti 1 ). ' D'altra parte l'attrice ardeva non meno del suo Tonino, e non pareva lontana dalle grandi risoluzioni. E qui entra in iscena la iìgura, tra bonaria ed ironica, di Giovan Battista Niccolini, che già ,<l'aun pezzo aveva conosciuto e s'era· affezionato alla protagonista 1 ~ Basterà questo brano di letti>.ra alla Jacopo Ortis, scritta in questo tempo .alla Lenina: « Io mi sono ammalato perché non posso vive~e lontano da te .... Sento che ormai le forze della mia passione e de' miei mali superano quelle del– l'umanità, e aspetto che l'Essere Supremo, se non gode del dolore umano, vogfia porre presto un termine a tanto soffrire. Spossato e franto da tanti patimenti, e vinto dalla più tremenda passione che possa mai accendere il core di un uomo ..., se io desidero ardentemente di scendere nel sepolcro, egli è perché nel sepolcro ,è il solo bene che mi è concesso» (Oarte Ranie-ri). BibliotecaGino Bianco
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