Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
168 G. Doria riore del volume la rarità delle illustrazioni e la mitezza del prezzo ne fanno uno strumento ottimo di propaganda garibaldina, desti– nato a battere facilmente le molte ristampe delle Memorie, nella redazione del 1872 o in quella del Dumas, che editori popolari han procacciate per l'occasione, senza preoccupar8i dell'accuratezza cri– tica d'el testo. Il manoscritto autografo pubblicato dalla Commissione reale è del '59, e poiché ci sembra poco fondata la speranza del Luzio che possa un giorno venir fuori la stesura originale, è già abbastanza per poter istituire alcuni istruttivi raffronti. Naturalmente essi tor– nano tutti a vantaggio delle redazioni primitive, più vivaci, più colorite, con tratti di energico scrittore (ma non, per carità, la goffa descrizione dello stallone in libertà nella pampa) che si cita come modello!), e talvolta con un più ingenuo abbandono. Nella re– dazione definitiva, invece, lo stile, per voler essere più solenne, si gonfia al punto di diventar fastidioso, e vi sono· troppe interpola– zioni, riflettenti le antipatie politiche dello scrittore negli anni dopo il '60, mentre alcuni passi importanti vi sono o soppressi o con– tratti. Una edizione critica, quale la auspica il Luzio, non mi pare che si potrà aver mai, anche se venga fuori, per miracolo, l'auto– grafo della prima stesura: si potranno avere, al più, edizioni criti– che per le varie• redazioni; ma chi inai potrà arbitrarsi a ritener buona la lezione che Garibaldli stesso, posteriormente, credette dli correggere, o viceversa ? Si potranno anche avere, come giustamente osserva lo stesso Luzio, interpretazioni, di inevitabile carattere soggettivo. 1Dcurioso, per. esempio, quanto il dotto editore osserva circa la sostituzione, nel testo definitivo, delle parole Dio e Prov– videnza con Fortitna, Onnipotente con Infinito e simili, il che sta a provare « come il sentimento religioso ispiratogli dalla madre fosse ormai sopraffatto dalle audacie del libero pensiero>>. A me è capi- .tato, a proposito dell'incontro con Anita 1 ), di fare una osserva- , zione curiosa. Nelle prime redazioni (compresa questa del '59) (fa– ribaldi narra che, avvicinatosi la prima volta alla donna che sa– rebbe stata la sua compagna, le disse a bruciapelo: « Tu devi essere mia ! ». Nella edizione definitiva si trova questa strana aggiunta: « Parlavo poco il portoghese edl articolai le proterve parole in ita– liano». Ora, se è possibile che egli pronunciasse le proterve parole blicazioni del cinquantenario è la ristampa, a cura di Lurnr PRATESI,della Bio– grafia di G. Garibaldi compilata da G. _B. CuNJ!X) .... con la « iettera » dello stesso autore al « Corriere livornese>> (1847), Giusti, Livorno, 1932. Questa breve bio– grafia, divenuta irreperibile .nella edizione originale del 1850, è fondamentale per la vita giovanile di Garibaldi. 1 ) Del resto, tutto quanto il racconto dell'incontro è poco persuasivo, e ciò potrebbe dipendere appunto dalla oscurità, voluta da Garibaldi stesso e confessata al Dumas. Si vedano le ragionevoli obiezioni del CoDIGNOLA, op. cit. BibliotecaGino Bianco
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