Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
166 G. Doria rica, riflessa, cioè quel, potere di attrazione, quasi sovrannaturale, che ci è attestato univocamente da amici e nemici. Ma se i garibaldini avevano talvolta ragione ,d_iribella:si alla nuova leO'genda vi opponevano quella vecchia e contribmvano a o ' • mantenere la figura di Garibaldi in un terreno fuori della storrn ; mentre, con il loro d'ommatismo e le lorQ scomuniche, inducevano gli storici di professione, che sono gente dabbene e paci:fl_ca. (se io sono un po' ribelle, è forse perché non sono nbbastanza storico), a esercitare il loro acume su altri casi e altri personaggi, per i quali non c'era il rischio di offendere quel domma e incorrere in quelle scomuniche. S'intende bene che si sono avuti, nel cinquantennio, contributi eccellenti alla storia di Garibaldi e del garibaldinismo, pubblicazioni di documenti e di narrazioni sincroné, studi tecnici militari, e anche saggi critici notevoli su alcuni punti particolari (Lnzio, Menghini, Cavaciocchi, De Rossi, Bellnzzi, Loevinson, Ca– dolini ecc.), ma una vera e propria opera storica, degna dell'alto soggetto, è anc6ra allo stato di universale desiderio. Una curiosa prova di intolleranza si è avuta dopo la pubblica– zione del libro su Anita del Ouràtulo 1 ), che Camicia rossa, la bat– tagliera rivista d'ei Garibaldi, ha strapazzato :in malo modo e, ag– giungiamo noi, senza una plausibile ragione. Il Curàtulo, come tutti sanno, è un appassionato raccoglitore di memorie garibaldine, ha p ubblica to parecchi volumi, inserendovi documenti di prim'or– dine, ha.da poco donato le sue preziose raccolte al Museo del Risor– gime n~o di Milano. Se mai qualche cosa gli si può rimproverare è appunto un eccesso di garibaldinismo, un amore troppo passiona]e per il suo eroe, un malcelato dii.sdegno per çuelli che di Garibaldi furono i grandi rivali. Il quale eccesso di amore può condurre a stravaganze o ingenuità veramente singolari; come quando, nella lettera dedicatoria d'el libro su Anita, auspica il giorno in cui la Chiesa « eleverà anche la giovane brasiliana a quel nimbo d'i splen– dore in cui ha collocato la Pulcella d'Orléans, Giovanna d'Arco!>>. Conveniamo che una siffatta aspirazione è Rconveniente tanto per– tutte le sante del paradiso qua:n,to per .la Rtessa Anita. Mirabile donna, come amante, come moglie, come madre; santa, ma di una santità affatto laica per la devozione commovente al suo uomo e, in questa saJ1tità, sorella di milioni e milioni di donne, che nessuno si è mai sognato di elevare agli altari. ,Ma si pensi ad Anita, fu. rente di gelosia, che va in giro armata d'i ù'ue pistole, una per· 1 ) G. El. 0uR1TULO, Anita Garibaldi, l'ero•i,na deU'amo1·e, Treves, Milano, 1932. ~e~aliamo anche l'opp~rtuna_ristampn d€'l libro del garibaldino G. BANlll, Anitrr C.atibalcl.i, Bemporad, Firenze, 1932, narrazione assai interessante per la vivacità e il colorito del dettato. BibliotecaGino Bianco
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