Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
Bilancio garibaldino 165 Per Garibaldi, no. Quasi come reazione alle sanguinose ingiu– rie e alle calunnie infamanti ond'egli, dal '48 al '70, fu gratificato da preti e d'a borbonici, - i quali, se eran benevoli, lo definivano brigante e :filibustiere, - si venne costituendo una innumerevole guardia del corpo, vigile a coglière e a ribattere violentemente tutto qu,ello che non le paresse di assoiuta ortodossia garibaldina. Di qui la battuta popolaresca: « Ha detto male di Garibaldi!)). Diciamo, onestamente, che in molti casi la rea,zione garibaldina era motivata, se bene non riuscisse mai a sostituire interamente la verità alla menzogna. Quando cessò la campag:iia d'enigratoria borbonico-papalina, si fece strada un'altra leggenda, derivata da alcuni giudizi che gli uomini di Destra, per esempio Cavour e Spa– venta, avevano ·avuto modo di esprimeM sul generale: giudizi che poi si ripetevano e si snaturavano fino a comporsi in leggenda. De– finizioni come questa: essere Garibaldi « cuor d!'oro, ma testa di bufalo)), o altre, non meno pittoresche e pungenti, contrapposero al leggend'ario Garibald[ dei garibaldini, cioè l'invincibile e l'onni– scente, il G:;i,ribaldi, non meno leggendario, d'ei moderati, cioè una specie di « divino ignorante)), dall'animo altissimo e d'al cervello microscopico. Interpretazione storica erronea, durata a lungo, e ancor oggi condivisa da molti 1 ). Garibaldi fu ben lungi dall'essere un genio politico, né fu uomo di superiore cultura, né ebbe (che orrore!) qualità amministrative e organizzatrici; ma ebbe, come già abbiamo osservato, il concetto d'ella necessità storica dell'unità italiana e vi tenne fede senza mai tentennare, superando gli uomini di più alta cultura che, essi, tentennavano e si abbandonavano a sogni di federazioni e di autonomie; ma supplì alle deficienze ori– ginarie d[ cultura 2 ) con la pronta e chiara intelligenza; ma fu, so– pra ogni altra cosa, non il dio delle battaglie, - che è un modo di òlire, - ma un condottiero di genio, mille volte superiore ai dotti generali di professione, come seppe dimostrare in molti difficili mo– menti della sua ricca vita militare 3 ). E ciò, naturalmente, senza contare l'altezza morale della sua figura, né la sua importanza sto- 1) Ed era condivisa anche, bisogna aggiungere, dagli intellettuali di Sinistra. Riferisce FERDINANDO MARTINI,che lo senti di persona (Due dell'estrnma, p. xn), questo giudizio di Crispi : « Garibaldi, il più esperto condottiero che mai venisse al mondo; soldato, niente altro che soldato; grande anima, cervello insufficiente a governare un villaggio•». 2) SuHa cultura giovanile di Garibaldi si vedano le acute osservazioni di .A. Luzro, Gariba,fdi scrittore, nel « Corriere della Sera >J, 6 maggio 1932. 3) Questo articolo non vuol essere una rassegna delle pubblicazioni garibaldine per il cinquantenario; e, in ogni modo, mi è pervenuto troppo tardi, per poterne ragguagliare i lettori, l'importante volume miscellaneo su Garibald'i condottiero, edito dall'Ufficio storico dello Stato Maggiore. 1!J da segnalarsi, per analogia, ,anche il libro di U. CUESTA, Gai·ibaldi sui -mare, Istituto editoriale avio-navale, Milano, 1932. Bib~iotecaGino Bianco
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