Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
164 G. Doria a,rresta molti slanci di sincerità, sia pe1' non urtare la suscettibi– lità d'i persone che meritano tutti i riguardi per il nome che portano. Eppure io son convinto che gli stessi Garibaldi viventi ric~nosce– ranno la fondatezza delle mie osservazioni, o se mai abbiano a respingerle, lo faranno con un altro ragionamento e non già met– tendo innanzi il domma, l'ipse dimit garibaldJino. Finora, purtroppo, è accaduto cosi: garibà1didi e garibaldini, ritenendosi i soli d'epo– sitari del pensiero dell'eroe, i soli introdotti, - forse per effetto dli quella metempsicosi a cui Garibaldi credeva, - nei secreti penetrali del suo cervello e della sua anima, i soli autorizzati a parlare e a operare in suo nome, hanno esteso questi loro privilegi a tutto quanto tocchi, da vicino- e da lontano, qnella loro « pro– prietà>> ereditaria, stabilendo formidabili mura di cinta, impo– nendo pedaggi e servitù, comminando pene, che, - data la mitezza d'ei tempi, - si risolvono nella d'eplorazione o, in casi gravi, nella scomunica maggiore. Le immagini sono forse barocche, ma dipin– gono abbastanza bene la situazione. Ora, se da una parte non si può non ammirare questa fervida e costant1 devozione al grande Ita– liano e ai suoi- principii, - presi tutti in blocco, buoni e meno buoni, - e la passione che si trasmette di generazione in genera– zione nei petti giovanili, ed è, come tutte le passioni, un po' cieca e intransigente, e la ribellione vivace a tutto ciò che sembri poter offusc3Jre l'idolo; neanche si può disconoscere, d'altra parte, che appunto quella simpatica intolleranza è stata ed è uno d'egli osta– coli alla chiara comprensione storica dli Garibaldi. Di Cavour e di Mazz,ini si è detto tutto il bene possibile, in insigni opere sto-. riche e politiche, ma si è anche potuto dire tutto il male possibile senza paura di scomuniche, specie quando di Mazzini scomparvero gli ultimi discepoli e figli naturali, ond'egli passò nel campo sereno della discussione storica, giganteggiandone sempre più la meravi– gliosa figura. Ma dirò di più: si è potuto sempre discutere, con piena libertà, dei re e dei principi di casa Savoia, e non soltanto di quelli del ramo primogenito, ma anche d'ei Oarignano, iniziatori e cooperatori dell'indipendenza nazionale; ,di Carlo Alberto si è d'etto e bene e male, gli si è gridato l'osanna e il crucifige, lo si è elevato alla gloria e lo si è vituperato, fin o a, quan do, d'al vivace contrasto, lo storico imparziale ha potuto cava.re il giudizio se– reno, accettando parte del bene e parte d' el male, r iconoscendo le alte benemerenze, ma non tacendo le colpe. I principi di casa Sa– voia, che hanno sempre mostrato un reale interesse per gli studi. storici, non hanno mai invocato particolari riguardi e han sempre lasciato, invece, che gli storici esprimessero francamente il loro pensiero su questo o quel personaggio della loro casa. Parecchi dei quali storici erano piemontesi, ligi alla monarchia e ben accetti a corte. BibliotecaGino Bianco
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