Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
156 C. Linati al cuore il sottile piacere del leggendario, il gusto un po' infantile del bon temps de jadis. Vorrei dire ehe in queste sensazioni di dolcezza nobile e spirituale è già in embrione tutta l'arte francese che verrà poi, i suoi colori, il suo amore per le gradazioni, tutta la sua finezza ricca di gioco: un'arte campagnola e seigneural, com– pagnonevole e distinta, arte per divertire, ma sempre in un'atmo– sfera di delicata cerebralità, non mai chiusa, scontrosa, appartata. Il Petrarca, però, .non ci si poteva vedere in questi luoghi. Perché? Come mai egli che d'al suo lungo soggiorno avignonese derivò i migliori accenti e i timbri più fertili della sua tavolozza poetica sdegnava questa città? Ho portato con me il Secretum. « Ohi abbastanza esprimerà il tedio e la quotidiana noia d'ella vita che meno nel più mesto e torbido angolo della terra, in una angustissima e torbida sentina che ribocca -di .tutte le sordidezze dell'universo ? Ohi potrà eguagliare con le parole quelle cose che qua e là eccitano grave nausea? le puzzolenti contrade, popofate di rabbiosi cani, da oscene scrofe : lo stridore delle ruote che fanno traballare le mura, o delle quadJriglie che con obliquo corso s'in– toppano : le sì diverse sembianze degli uomini; i tanti orrendi spet– tacoli d'ei mendici; le tante pazzie dei ricchi; gli uni vinti dalla tristezza, gli altri tràsportati dal gaudio e dalla lascivia; final– mente gli animi sì discordi, le arti sì varie, il clamore di confuse voci, un popolo che ognor viene alle mani ?... Quand'io mi guardo intorno, credo di essere disceso vivo all'inferno .... )). Era esasperato da tanta corruzione che si vedeva intorno, offeso nei suoi sentimenti d'italiano per la vita indegna che conduceva quella corte papale, ma, diciamolo, molta della sua collera va messa in conto dell'abituale malumore dovuto al suo carattere atra– biliare, all' esser egli affetto, come scrive egli stesso, « da quella funesta pestilenza che i moderni chiamano accidlia e gli antichi me– lanconia)). E con che vigore ,d'analisi, con che cruda, e spietata sin– cerità saprà egli definire le sue debolezze quest'anima senza pace, dominata dall'ambizione e dall'a,more, vaga di spirituali, dispe– rati rifugi! Per far le cose ammod'o, siamo andati a vedere le vestigia del Convento di Santa Chiara dove per la prima volta a lui, venti-. duenne, era apparsa Laura, il 6 aprile 1327. Ma non trovammo che povere vestigia. Piuttosto direi che alcunché della bellezza òi Laura sia rimasto nel tipo dli queste graziose donne che popolano la città: quasi t~tte belle, signorili di portamento, eon viso fiorente, membra sfoggiate ed armoniose. Sarà una pura combinazione, ma questo tipo muliebre mi par che s'accosti veramente alla bellezza di Laura quale ci sembra emergere dal Canzoniere e d_aile Laudi. Han pelle bianchissima, come tutte le donne di Provenz.9,, pura e levi- BibliotecaGino Bianco
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