Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Taooitino di Provenza 153 Er,a una bella ragazza alta e ben fatta di membra con un volto illuminato da grandi occhi, dai tratti regolari, daÌla carnagione levigata 'e lievemente rosata di questi paesi. Sopra i capelli spartiti in due ciocche eguali e rilevate sulla nuca ella recava a mo' di dfa– dema la ~uffietta bianca, intrecciata a gale di v~lluto nero, sacra all'usanza d'ell'antica Provenza. La sottana era lunga, e al di so– pra della camicetta serrata in vita ella si drr'appeggiava con ele– gante semplicità lou ficheiroun, lo scialletto di mussolina che le ricaideva garbatamente in punta sulla schiena. Aveva un porta– mento di una semplicità armoniosa e affascinante. Ma quel giorno si correva pure in onor delle Sante u:na Corrida nella vicina arena del paese. Ci andammo, naturalmente, quan– tunque il tempo continuasse al brutto lasciando giù una pioggerella assiderante con buffate di vento marino. Oh dov'eri allora beu solèu de la Provenço gai compaire dau mistrau ? A me non restava, sedendomi nell'emiciclo della piccola arena, che canticchiarmi sottovoce la « Farandola >> di quell' A.rlesienne di Bizet che aveva formato una delle gioie più pure della mia gio– ,vinezza. Come avevo sentito fin d'allora scorrere e risplèndere attra– verso quelle note la gelosa armonia d!i questo mondo di luce, di que– sta terra di sogno ! Ma ecco, il piccolo toro è _balzato nell'arena. È una bestia, come dice l'avviso, proveniente dalla bandita di -Monsignor Baroncelli, che dev'essere un ricco proprietario terriero di questi dintorni. È piccolo, scuro, ossuto : porta penduli ai lati del capo, sotto le corna, due nastricini rossi che sembrano due coccarde della. Legion d'Onore. Oggi si tratta che alcuni di questi buli da villaggio che si vedlono qua intorno,_di questi raseteiirs, come li chiaman qui, dovranno strappar via dalla testa del toro, una dopo l'altra, queste coccarde. Oggi no, non avrà luogo la mise à mort, oggi ci dobbiamo accontentare di questo gioco paesano, a cui prendono parte -una ventina di ragazzotti, che forse aspirano a diventar toreri. In Provenza, ancorché la passione per le corride sia grande, non pare rivesta quel gusto feroce che ha in Spagna. È una cosa più mod«:>sta,più alla mano. Vi prendono parte dei toreri di se– cond'ordine e dei torelli di proporzioni bonarie, orgoglio più che altro dei parchi d' « élevage >> che nella Camarga assumono forme intense ed originali. Ci si tiene molto qui, su giornali e programmi, a far intendere al pubblico che il toro è propriamente feroce, che non lo si creda un semplice torello da monta e che appartiene alla tale o alla tal'altra « manade >>; così si fa un po' di réclame al1a Ditta allevatrice edl alla produzione zootecnica della regione. BibliotecaGino Bianco

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