Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Tacc_uino di Provenza a qualche cespo dii timo o a qualche boschetto di tamerisci appaiono degli spiazzi biancastri, ricoperti da detriti salini. Qualche stagno, . o.clair, rompe qua e là con la sua lama d'argento la distesa mono– tona e degli uccellacci di padule si levano al rombo del mio motore: ma se mi fermo e lo spengo, sotto quel cielo piovorno, odo venire da lontano il verso curioso del butor che in qualche parte dii questo strano paesaggio sta :ficcando il becco nella mota dei paduli per cercarvi gl'insetti e ve lo ritrae con un forte succio, che pare· un singhiozzo di gioia. Laggiù, poco discost<? da noi, sono i famosi stagni di Vaccarés, il cuore più selvaggio della Camarga, tanto caro al Daudet che ci andava a caccia dli anitre. Là ci fanno anche i fiammanti dal bianco ventre e dall'ali rosate, e degli ibis, dei veri ibis d'Egitto! A Les Saintes Maries arriviamo verso mezzodì. È un misero, paesino di pescatori perduto in un'ansa desolata di mare e che una diga di calcestruzzo protegge alla meglio dagli assalti niarinL Nel mezzo del paese è la vecchia basilica dove appunto in quel giorno si :finiva di celebrare la festa annuale d'ella Benedizione del Mare. La leggenda racconta che la Saintes iMaries deve la sua fondazione alle Sante Donne di ,Giud'ea le quali cacciate di là dopo la morte di Cri– !'!to si erano rifugiate su di una barca e, sospinte da un vento fa– vorevole, approdarono su questa costa inospite del Golfo del Leone: « Un giorno)), scrive il Barrés, << seguendo la strad'a più d'esolata di questa triste regione arrivai al più squallido paese del mondo, alle Sante Marie. Meno che una chiesa è una brutàle fortezza dai muri piatti e nudi, racchiudente un poz2,oprofondo. Mi recai sulla spiag– gia tagliata dia tristi dune a cercare il luogo ·dove sbarcarono le Donne di Betania e coloro che furono i familiari di Gesù : Laz- . zaro il Resuscitato, il vecchio Trofi.mo, Marta e Maria e la volut– tuosa Maddalena dal cui corpo la brezza del mare non poteva dis– sipare i profumi. Ma colei che appare più be'llà alla mia imagina– zione è Santa Sara che servì le Sante Donne durante il tragitto in barca, e ch'è la protettrice degli zingari)). . Cosi questa festa a cui assisto, e che qui si svolge ogni anno dal 24 al 27 maggio e ch'è, con quella della Tarasca, la più im– portante della Provenza, è propriamente la festa d'egli zingari. Un tempo essi accorrevano qui da ogni parte del iMidì in barca o con le loro roulottes, si raccoglievano nella cripta della chiesa e davanti alla teca che contiene i resti del corpo di Santa Sara eleggevano il loro Re e la loro Regina. La_cerimonia religiosa è di solito seguita da feste popolari; come ferades, o marchiature di tori, corse di cavalli montati da gardiens, corse di tori e danze. Era il secondo giorno di festa e nell'antichissima chiesetta, i canti e le funzioni duravano pressoché interrotte :fin dlal giorno prima. Fondata sulle rovine dii un tempio pagano dedicato' al Dio BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy