Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
150 O. Linati oppure, spellduto nell'immensità verdeggiante, qualche_ mas ·~ ca– sal~ i cui tetti rossi occhieggiano tra il verdescuro d1 un e1uffo d' olm.i o di pioppi. A qua,lche chilometro la cultura comincia a diradare, sempre più contesa da una terra salmastrosa che non dà più nulla di buono: una terra sterposa che pare venir su dal .mare e suJla quale non · vive che una triste vegetazione di scope, di salicornie o di canne pa– lustri. Poi la distesa si fa sempre più ampia e deserta intorno, sem– pre più prepotente nel suo squallore, fino a diventare una vera tundra, senz'orizzonte, un tavolato d'erbe grige e selvagge, spaz– zate dal vento d'i mare. Siamo in piena Camarga. Da qnelle parti poi c'era da vedere una chiesa del dodicesimo secolo, che dicevano bellissima, nel paesetto di St. Gilles. Ci an– dammo. Il paes~ perduto nel cuore dii quella Maremma, pittoresco anch'esso per esser mezzo disabitato e trasandlato, era già per sé una di quelle povere comunità che vivono sulle paludi, stentata– mente, come da noi Comacchio o Castiglion della Pescaia : ma la facciata di quella chiesa, come il vivente spirito di Dio, sfolgorava su tanto squallore, È una delle più meravigliose pagine della scul– tura med'ioevale. Tre portali fioriti dei più mirabili bassorilievi che avesse pro– dotto l'arte romanico-provenzale mista adl inspirazioni di ateliers lombardi e di Linguadoca stavano davanti a noi. Vi erano raffigu– rati, in una mescolanza puerile e commovente, fatti dell'Antico e del Nuovo Testamento: e pilastri, timpani, archi t: basamenti, tutto appariva invaso, innervato da questo visibilio di figure :fittamente ad'dossate, intrecciate in aggruppamenti armoniosi e strani : Leoni • e Santi, Vergini e Martiri, Simboli e Magi. Come mi commuovono questi portali di Provenza istoriati da– gli ingenui scalpelli del millecento! Quel fitto brulichio di figure sparse con tanta gioia in ogni parte dell'arco e con un'esuberanza a volte per:fin grottesca mi parlano di un popolo che aveva della fede un senso allegro, vibrante, festaiolo e voluttuoso ad un tempo. Lì è tutta una gente che ride in compagnia dei suoi 8-Uinti che piglia sottobraccio gli Apostoli, che andrebbe all'ost~ria a ~liare con Cristo in persona. C'è un po' i'n loro quellà trasandlatura pit– toresca e paesana che il Mistral finge nella sua strofe : quel but– tato là di vecchia canzone francese, ma soppannato di graziosa energia e sopratutto di un sentimento cosi ebbro e g·entile della natura. . Camminammo anc6ra per un'ora buona sbagliando strada ri– facendo il cammino poiché in quei luoghi abbandonati da Dio iÌ si– stema stradale, sempre cosi perfetto in Francia, venne improvvi– samente a mancare. Ci.trovavamo su una terra inospite ma a suo modo bellissima. Tra i ciuffi di un'erba liscosa, bassa,' mescolata BibliotecaGino Bianco
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