Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

,,,. 148 O. Linati chiostri e musei, più che portali romanici ed archi romani non avevamo veduto. Anehe questa regione si è fatalmente moderniz– zata. Eravamo un. po' delusi. Marsiglia; << l'orgogliosissima Mar– siglia)) ci era apparsa nei tre giorni che l'avevamo abitata città di violento colore dl'incomprensibile furia e sonorità : non aveva nulla di quella delic~ta estrosità poetica e paesana, di quella grazia fine _ e pensosa edl amorosa ch'è quasi un residuo per tutta Provenza del– l'antico idillio trovadoresco. La Marsiglia portuale ci parve esau– rirsi tutta nelle ridanciane macchiette del Marius di Pagnol. Ma fuggito dal costume, l'antico spirito mi parve ritrovarlo nel paesaggio. Per la prima volta esso mi venne incontro malin– conico edl ardente fra le Alpilles e Bocche di Rodano quando, per– corse fino a Salon le fertili campagne della Durance, sotto gran sole e vento attraversammo la Crau, questa dolcissima e fiera landa. La ·crau. Raramente parola riassunse in suono più esatto l'aspetto di un paesaggio. Una volta lo chiamavano Campus Lapi– darius. E sono trentacinquemila ettari di pianura infertile, deso– lata, ricoperta appena da basse erbe selvatiche o dJa spruneggi, senza una casa, senz'un'ombra, senza un'anima; un deserto ma– linconico e ventoso sul cui d'orso è sparsa un'incrediibile profusione di sassi grossi e tondi come crani d'uomini. Null'altro là si vede per miglia e miglia che quest'erbe e questi sassi. Sorgono nella me– moria i fantasmi poetici e paurosi d'i Federico Mistral che nella Crau ha posto la scena della fattucchiera Taven, e che la pose a sfondo dell'estrema fuga di Mirella .... Non so; al contatto di questa terra abbacinata dai solleoni, assiderata dal rovaio, spazzata dal maestrale io ebbi veramente la sensazione di trovarmi :finalmente in Provenza, nell'antica e imaginosa terra di poesia. Incolta, incoltivabile, assetata, la Crau sassosa, la Orau sconfinata col crescer della luce si vedeva apparir .... Ad un certo tratto d'i strada fermai l'auto, discesi e m'inoltrai un poco a piedi sulla pianura. Camminarvi su è impossibile i sassi son troppi, posti l'uno accanto all'altro come in una fitta seminata che fosse piovuta d~l cielo. Dice la leggenda ch'è stata questa una trovata di Giove, il quale volendo salvare Ercole dal– l'inseguimento dei suoi nemici fece piover giù dall'Olimpo una grandinata di ciottoli, e così mise in salvo quel suo protetto : ma più modestamente, pare sia invece un'eredità della Durance :fium; pettegolo e malestruoso che ritirandosi abbia lasciato sull'irr:.mensa piana questa bella coda dli sassaie. Comunque io non so perché il colore dell'aria, la qualità del silenzio, certo tiepore e profumo non so che severa gentilezza diffusa un po' ,dappertutto certo « in~ solito spirito di aere )), come direbbe il Petrarca, mi' diedero là BibliotecaGino Bianco

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