Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
Taccuino d·i Provenza 147 Ma_quando usci~mo v~diamo d'un tratto, quasi a contrasto, ap– parire nel sole d!ello spiazzo una fanciulla esile e slanciata. Fiam– meggia tutta in un :fluttuante pigiama di mussola rossa. Sembra un fuoco danzante. Nei larghi pantaloni sciolti e ondeggianti le sue gambe snelle e ignude, come in una nuvola di tramonto si di- .. ' segnano o s1 velano a seconda del passo. - È un' arditezza, - dice uno di noi. La discutiamo. Io vi trovo una grazia nuova, coraggiosa e pia– cevole. Ma i miei giovani amici vi scoprono un gusto piuttosto equivoco. Poi lungo le spiagge d'e la Oòte des Maures.,,ne vedemmo tahte e tante di queste ondine dai calzoni di mussola che non ci facemmo più neanche caso. ALTA OAMARGA. Ad Arles, visitando in mattinata il mirabile chiostro di St. Tro– :fimo, la custod~, una donnetta vispa e bassotta alla quale chie– demmo s'era ancor viva in Provenza qualche tipica usanza, ci dlisse che per l'appunto alla dimane avrebbe avuto luogo a Les Saintes Maries-de-la--Mer una famosa cerimonia religiosa. - È una grande festa popolare, - dlisse, -· alla quale accorre sempre grap. moltitudine di gente da tutta Provenza, e se vogliono farsi un'idea del costume provenzale non devono manc.arvi. - Les Saintes ,MarielS?, - diss'io risovvenendlomi di quel bel canto del poema di Mistral, - quel piccolo paese dove si rifugia Mirella per impetrare grazia dalle Madonne per il suo ·amore? - QJ est ça J monsieur. - E dove si trova, di grazia ? - In fondo alla Oamargue, sul mare, ad una quarantina di chilometri da qui. Domattina sono in partenza d'a Arles una die– cina di autobus per portarvi i pellegrini dli queste campagne. - Ohe fortuna, amici!, - esclamò d'un tratto Sandro che a quella notizia s'era ritirato in un canto del chiostro a consultare la Guida. - Siamo capitati senza volerlo in una delle più tipiche ed originali feste della Provenza ! - Bene, bene, - fece Pierino, - se non ci sarà dato di poter assistere ad un concistoro di Felibre, alla cerimonia della Tarasca o ad una farandola ballata dalle più belle ragazze di Arles al suono dei tabourins e dei pifferi, godliamoci almeno questa. Da qualche giorno eravamo attorno bighellonando più che altro col proposito di vedere anc6ra viva ed! in atto qualcuna di quelle belle costumanze provenzali o qùalche vestigia di quel mondo paesano e bizzarro che tanto avevamo vagheggiato un tempo nei libri di Daudet o di Mistral. Ma purtroppo :fino allora più che Biblioteca Gino Bianco
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