Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
144 O. Linati derlo egli sente il paesaggio aleggiargli intorno, e in questo mo~o, / .è curiosa, direi che nel suo spirito si ·va stampando con magg10r I vigore e precisione ,quella eh' è l'anima stessa del paesaggio. I ricordi più chiari nella mia mente son quelli di soste o d' in– dugi. Una colazioncina sull'erba, all'uscire di Tarascona, al canto di un usignolo provenzale, un'aìtra, s'una magrinaia, p~op:io ne~ , cuore ,della Crau selvatica, sotto un sole dorato e puro, 11 giro dei superbi bastioni di Aigues -Mortes, percorsi a passo dl'uomo, le fer– mate sui ponti del Rodano tra gran verzicare di ripe e il caro fru– scio della corrente che mi arrivava all'orecchio così dolce e così familiare, in quella, terra straniera, dopo tanto corr~_re a diro~to! il cervello indolenzito dal vento, dal sole, dall'attenzione .... Direi che in queste soste inattese il paesaggio si incid'e con maggior net– tezza nella memoria, che la natura par ti entri dentro tutta di colpo, e ti riafferri, come un'amante che, abbandonata, di frodo ti riag– guanta all' improvviso per importi di nuovo la tenerezza del suo corpo che hai tanto vagheggiato. Per il resto che dlire? Il buon tempo antico ti offriva dei metodi di viaggiare ch'erano infine più propri ed ad'atti ad una nobile con– templazione. Le città, dopo lungo e traballante cammino in dili– genza, ti arrivavano incontro dal fondo dello stradone polveroso e malsicuro come delle entità fatate, delle Mecche infinitamente at– traenti e d!ovetu entravi un po' esitante in sulle prime imaginando dli trovarci delle avventure, dei tipi sorprendenti, ed incuriosito dalle leggende che correvano su di esse o sul carattere dei suoi abi– tanti. Oggi, invece, ben poco diversifica una dall'altra, e si provano in tutte, le medesime sensazioni, la stessa noia. Oh gli uomini si possono dlavvero vantare di aver resa la terra squallida come un'im– mensr:. grillaia ! Per far piazza pulita di ogni vivente originalità sono stati in quest'ultimi tempi veramente grandissimi, come Attila. Ma la divina natura non muta. Questo sì. E io, se debbo dli.re il vero, non viaggio che per quella. A Monaco, visitando sulla collina l'acquario del Museo Ocea– nografico che la liberalità e l'intelligenza del principe Alberto I ha eretto in quel luogo, due cose mi piacquero sopratutto. Un ti– cket poiir la torpille éléctriqite) dice un cartello a lato del piccolo acquario in fondo al quale un magnifico esemplare dli Razza Tor– pedine giace appiattita al suolo, presso ad una roccia. Si sa che queste Razze scatenano, a dlifesa, un fluido elettrico appena vengon toccate: ora chi voleva provare quest'emozione, d,'i toccar la Razza _doveva acquistare un biglietto dal guardiano. Altri biglietti poi erano in vendita per dar da mangiare al Polipo e alle Murene .... Ecco, tutta la Francia è un po' così, procede a biglietti, a tickets. Se in viaggio ti si presenta qualcosa di allettante da fare, da vedere Biblioteca Gì1:10 Bianco I
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