Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

_Della poesia francese d' oggi 135 cì avvediamo essere state da noi oscuramente prestabilite al fine di prepararci una .sorpresa ; se non che la preparazione dell' ar– tista- è sempre cosciente -e volontaria. È ben Valéry che ha detto, - e ha detto stupendamente : - « colui che vuole scrivere il suo sogno se doit d'étre infiniment éveillé ». lnfiniment éveillé: su questa e altre consimili affermazioni teo– riche non è stato difficile a qualche c:r:itico d'i buona volontà di co– struirsi un Valéry poeta classico: proprio classico, non classicista. \Ma noi Italiani abbiamo in fatto di classicità idee troppo chiare ed esempi, anche vicini, troppo imponenti (diciamo Leopardi) per poter s~ambiare un esasperato cerebralismo di d'ecadenza con l'in– telligem,ili serenamente dominatrice dei classici autentici, una lo– gica volontaria col l-iwid1is ordo della loro libera fantasia crea– trice, un appassionato gusto della elaborazione tecnica con la per– fezione da essi attuata per dono degli dèi. Come potremmo noi, tra l'altro, concepire un classico che non sappia né voglia, - second'o Valéry pr'escrive, - abbandonarsi alle« formes familières », se pro– prio nella miracolosa fusione del familiare e del sublime sentiamo consistere la classicità di tutti i nostri poeti massimi, da Virgilio al Carducci ? In Valéry noi non vediamo, infine, che un prodotto squisita– mente francese e otto-novecentesco: un parnassiano doublé d'un mallarmista : più ricco di pensiero, e anche dli sensualità, di tutti gli altri parnassiani messi insieme, e più prodigo di preziose finezze e acutezze che non sia Mallarmé stesso ; ~ con la possibilità di qualche respiro largo e profondo che lo solleva dli quando\ in quando, sopra tutte le intenzioni e 1~ fornmle di scuola, alle al– tezze della grande poesia. Leggiamo almeno quattro strofe del Oimetière marim, : Fermé, sacré, plein d'un feu sans matière, Fragu:nent terrestre offert à la lumière, Oe lieu me pla'.tt, dominé de flambeawr, Composé d'or, de pierre et d'arbres sombres, Où tant de marbre est tremblant sur tant d'ombres; La mer fidèÌe y dort sur mes tombeaux ! Chienne splendide, écarte d'idolll.tre ! Quand solitaire au oourire de pll.tre, Je pais longtemps, moutons mystérieux, Le blanc troupeau de mes tranquilles tombes, Eloignes-en les prudentes colombes, · Les songes vains, les anges curieux ! Id venu, l'avenir est paresse, L'insecte net gratte la sécheresse; Tout est brfilé, défait, reçu dans l'air A· je ne sais quelle sévère essence .... La vie est vaste, étant ivre d'absence, Et l'amertume est douce, et l'esprit clair. BibliotecaGino Bianco

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