Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

U. GHIRON, Poesie 251 Quat~ro line~, ~ e?è dentro :finil colore dell'ora. E poi io sto per certi momenti, nel s~gm:ficato che la parola ha in musica tra serii e faceti . recanti al fondo una pena più intensa perché no;. ostentata. Vorrei avere ·spazio per poter riportare Aspe.ttando, che ho sentito dire da Ghiron, parecchi anni fa, e vivamente applaudire dal pubblico' clel– p Ateneo cli Venezia. E anche Qu(J/n,do saremo è una cosa, nel suo genere pregevolissima. ' Leggete anche Vignetta· venooiana. ,Sembra un motivo popolaresco. cui il settecento abbia insegnato a fare la riverenza. Cose di nulla; m~ « tutte veneri», direbbe un cr_itico dell'altra generazione. Ghiron scuo– terà la testa e sosterrà che questi sono solo i suoi studi, i suoi esperi– menti tecnici, i suoi ,svaghi, tra un quadro e l'altro cl' ampio respiro e cli polso. Può essere ch'abbia ragione lui.. Vogliamo, allora, mettere ie cose nei termini ,seguenti? Ugo Ghiron ha, al suo attivo, degli allegretti altrettanto efficaci quanto t ,suoi larghi rispondono alla natura che la parola stessa denuncia. PIERO NARDI. GIOVANNI CAVICCHIOLI, Le nozz~ di Figaro. Con illustrazioni di Filippo, de Pisis e una presentazione di Giovanni Comisso. Soc. Tip. Ed. Modenese, Modena, 1932. L. 14. Prima di decidersi a pubblicare questo volume, che è un bel volume di trecento pagine, ho paura che Giovanni Cavicchioli abbia accarezzato a lungo a.Itro sogno; e cioè di pubblicare tutt'altro libro, un romanzo, penso, un romanzo a sfondo paesano e di fattura strapaesana. Martino· innamorato, doveva essere nel proposito dello scrittore qualcosa di si– mile. Prendere un Martino qualunque, cioè un buon :figliòlo tagliato sui più semplici sentimenti dell'uomo quand'è vici:l'lo alla terra che lavora, supporlo innamorato d'una ragazza che non ne vuol saper-e sebbene più povera· di lui, come càpita, e condurre: l'azione da lui a lei, a quadretti, fra tipi caratteristici della campagna, fino a completa rotazione dello sfondo campestre nel giro di un anno. A un certo pJinto però s'è stan– cato; meno m31le; e Martino innamorato figura come la più lunga no– vella di questa raccolta senza soverchio pregiudizio delle qualità vere· dello scrittore. Ma non si può negare che sia innato nel Cavicchioli un gusto della natura nel senso paesano che lo porti a calcare orme· :fin troppo risa– pute dell'impressionismo letterario e pittorico. Egli crede, sentendosi questo gus,to, che gli tocchi giungere, se non proprio a rifare il Verga, a valersi di tutti i ritrovati della letteratura per così dire georgica. E in linea di massima egli dà consistenza alla propria inclinazione secondo le forme del realismo toscano, passando attraverso il .Soffi.cidi Lerrvmo– rno Boreo; però sottolinea sùbito le cose con un di più classicheggia-nte èome quel dire che le spighe dànno un « aureo suono » cozzando fra di loro, o quel chiam3:re « una, Minerva» la contadina che governa e di– spensa nella mas~na. Quanto alle persone sa porle dinanzi all'occhio, per un primo mo– mento, in immagini lievi di disegno o d'acquerello: « .... è discesa anche la baronessa, col tulle nero sui capelli d'opaco argento, e tutta sorris0, BibliotecaGino Bianco

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