Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932
226 P. Rébora sibile certezza di una conquista sicura. Erano i primi passi, e le delu– sioni e le amarezze non avevano ancora disorientato gli animi: quan– tunque già qualcuno sentisse -il disagio del troppo spicciolo filosofare e della scienza sminuzzata dai letterati ed anche il dubbio di certe con– quiste non altro che relative, tanto da scrivere, a proposito del morente secolo dei lumi, l'arguto epigramma: Io che più per godere Che per pensar fui fatto, Volli troppo pensare: e muoio matto. Ma se il secolo decimottavo morì matto, cosa potrà profetare la no- ' stra immaginazione per il secolo ventesimo_? La marcia del progresso scientifico e tecnico s'è accelerata in modo p-auroso di fronte al lento e faticosissimo procedere, se pur tale si può chiamare, delle scienze morali, dell'arte della conoscenza e del governo dell'uomo. Una frattura pro– fonda si viene ogni dì più spalancando tra il mondo delle scienze fisi,che e quello delle scienze morali. Una situazione pa-radossale s'·è venuta de– terminando; per la quale gli uomini non riescono più a controllare le conseguenze delle loro invenzioni e delle loro scoperte. Alcune grandi società industriali d'Inghilterra e d'America s'affa,nnano oggidì a com– perare brevetti di nuove invenzioni tecniche per poterli poi tenere na– scosti, e ritardare in tal modo .degli sconquassi economici troppo repen– tini, che si verificherebbero se i nuovi dispositivi venissero messi in opera. Si parla di macchine infernali da cui g·li uomini sono minacciati e dalle quali non riesciranno a liberarsi. La scienza fisica p1·omette di realizzare il sogno degli alchimisti di trasformare la materia; mentre d'altra parte la mancata distruzione dell'universo che doveva seguire alla disintegrazione dell'atomo avvenuta poche settimane or sono a Cam– bridge, sembra ridare, per il momento almeno, una certa ·speranza nella relativa stabilità de•l mondo, e nella fallacia di talune congetture scien– tifiche. Ma la scienza moderna tende a divenire piuttosto un elemento di sempre più.grave squilibrio spirituaJe e pratico. Noi -ci troviamo oggi ad un bivio nena vita intellettuale; bivio tra la via del progresso e quella della stabilità. Cosi come ci troviamo forse a dover scegliere, nella vita politica, tra le alternative tantalizzanti cli pace e di giustizia. La scienza moderna, dopo aver sanato il lebbroso ed aver ridato la vista al cieco, ha anche accentuato le sue capacità di.sgregative; ed oggi oscilla da una congettura all'altra in uno stato ,d'isterica fluttuazione che disorienta e -scoraggia. Sembra anche aver perso in gran parte il suo fascino sull'imaginazione degli u·omini. Quando Copernico o Galileo ci rivelavano i misteri della pluralità dei mondi, i moti degli astri e le vicende di questa « innumerabile famiglia», l'uomo comune sentiva anch'esso che nelle scoperte cosmiche aleggiavano i vanni dell'aspira– zione morale e dell'entusiasmo intellettuale. Per,fino Darwin, Wallace ed Huxley hanno suscitato, almeno nei paesi anglo-sassoni, esplosioni di esaltazione avveniristica commoventi; onde i più raffinati intellet– tuali di mezzo secolo fa coltivavano con rapimento le nozioni della nostra <liscendenza dalle ,scimmie ed accoglievano con soddisfazione la lontana BibliotecaGino Bianco
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