Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

Gli atomi e le stelle 225 sistito alla pressione di centomila volt e si -è trasformato in_elio come Sl:lsi trattasse di raccontare la più semplice ed innocente barz~lletta. Condisce il suo dire con paragoni comici, con allusioni argute ed inter– cala certe dure sfilate di termini scientifici e di galoppanti' torme di formole, con delle risatine -da buongustaio. Egli tiene a far sapere che non è un matematfoo puro, sibbene uno sperimentatore; ed insiste anche ad a:ffermarfélche tanto meno è un t:filosofo. La virtù di Lord Rutherford è quella del galileiano « provando e ri– provando>>; diverso in questo da altri ricercatori inglesi contemporanei che sono tratti, in seguito a recenti risultati della ricerca scientifica ed anche forse per una profonda necessità deHa loro educazione, ad ammet– tere una realtà trascendentale. Primo fra questi Sir Oliver Lodge, spi– ritista ed entusiasta assertore del destino divino dell'umanità; per il quale [odi, odi Leopardi] il genere umano non è che un balbettante bam– bino al quale è riservato un avvenire magnifico di semidivina grandezza. Sir Arthur Eddington nettamente dichiara che il sapere scientifico non è che simbolo dell'inconoscibile e non l!,vvia alla, conoscenza delle cause ultime; mentre J. S. Ha-ldane, già positivista convinto, asserisce che la scienza com'era intesa nei giorni di' Darwin non basta più, ed invoca un'attiva religione razionale che però sappia temperare gli errori della troppo cattiva teologia che anc6ra circola nel mondo. Vediamo in questi orientamenti l'orrore tipico degli Inglesi per l'ateismo, per il vuoto; or– rore forse più politico e sociale che concettuale, ed immensa riserva di equilibrio pratico e di ordine morale. A varie riprese la ricerca scientifica ha fornito materia per la crea– zione letteraria, ha stimolato la fantasia del poeta, ha ridato fiducia e volontà di potenza all'uomo qualunque, che ha bisogno ,di trarre dall'am– biente ossigeno per il sangue e stimoli per lo spirito. Nel secolo dei lumi tale felice connubio di arte e di scienza raggiunse forse la sua mas– sima armonia. Bei giorni per la intellettualità salottiera e per la prosperosa cultura europea quelli in cui Francesco Algarotti, Newtonri,i disoipuhl,s, come lo definiva Federico il Grande, scriveva il Newtonianismo per le danne (non erano tutte infrollite tra cosmetici e cie:isbei quelle care creature); l'abate Pellegrini cantava le scoperte astronomiche in versi cesarottiani: Parini esaltava, prima del Mon~i, la macchina areostatica; mentre il gesuita Barotti cantava i progressi della scienza fisica in un poema in ottava rima, e Gaspare Cassola da Grevedona imaginava poeticamente di fare un viaggio attraverso il sistl:lma planetario, in una navicella gui– data nientemeno che da Endimione. Ma l'esaltazione più al_ta delle sco– perte scientifiche, ·della gloria dei gabinetti di fisica e delle sale anato– miche era certo quella celebrata da Lorenzo Mascheroni nel suo elegan– tissim'o Invito a Lesbia Cidonia; scienziato e professore il Mascheroni, che sa esprimere il suo amore per la scienza e_la sua d_ottrina in. ver-~ sonanti ricchi di sentimento della natura e d1 profondità rara a1 suoi ' tempi. · te t·t · t · d" Ma allora certo il mondo della se1enza po va cos 1 mre ma eria 1 poesia, con l;isp,ira~ione delle sue misteriose possibilità, g con la plau- 15. - Ptga,so. @ibliotec Gino Bianco

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