Pègaso - anno IV - n. 8 - agosto 1932

220 P. Nardi s'appicca, le fa scoppiettanti, come sarmenti al finir d'un au~unno senza piogge. .Sparsasi appena la notizia dèl terremoto calabro-siculo, le lagrime, velandogli gli occhi, gli diventano iridescenti pel' la visione che anc6ra vi si. frange : « Messina ! Messina ! la ricordi ? Era, come, un arazzo steso per una festa sulla riva del ma,re >>.E questa è fer– mezza di commozione la quale rasenta, diresti, l'estetismo, pur senza che •si perda un atomo solo di patimento. Estetismo? Durante le guerre dell'impero, Goethe, l'olimpico, au bruit du, canon brutal, fit le Divan occidental .... Boito, scoppiata la nostra ultima guerra sedeva, una notte senza luna, a Venezia, con l'Ojetti, sul sedile della Loggetta. Provandosi ad arro– tondare nel buio, una delle sue sigarette sottili come paglie, parlava d'altra 'guerra,: la sua, di volontario garibaldino, con Emilio Praga, ,con Franco Faccio ; e anc6ra una volta difendeva, giocando di scherma con l'ironia, interni palpiti: « S'era tutti un poco baroochi >>.Ma nelle ultime lettere al Bellaigue, ·che sono anche le ultime della raccolta del de Rensis, oh come ·la sua vecchia anima garibaldina prorompe. « Ieri alla Scala (rappresentazione, pei ,profughi del Belgio) abbiamo urlato· d'entusiasmo al suono della Brab(l/Y/,QO'IVl'l,e e d lla Matrsigliese >>.E due mesi pil'ima che la nostra, guerra si dichiaras-se: « Noi non abbiamo anc6ra attraversato il fuoco della purificazione, ma lo traverseremo >>. Giugno 1915 : « Il giorno 20 ho avuto la gioia di dare il mio voto in Senato pe:r la bella guerra>>. Dal suo letto di dolore, infine: « Grazie per le tue ansiose domande, ma prima di ogni cosa mi metto in gi– nocchio dinanzi alla Francia)). Era il 14 maigio 1918. Morì il 18 giu– gno, mentre infuriava la, battaglia del Piave. Parlando, un paio di fascicoli addietro in questa rivista, delle Ori– tiahe e cronaohe musicali boitiane, ancli'esse raccolte e pubblicate dal de Rensis, mi chiedevo ·se per dare all'imagine di Boito critico musi– cale l'ultimo finimento, non fosse d~ attendere l'epistolario. L'imagine mi pare resti la stessa. Ma l'epistolario sviluppa o porta in primo ·piano taluni aspetti dell'estetica boitiana. Per esempio quello dell'affinità delle arti e della loro possibilità d'integrarsi, ch'era tra gli aspetti più appariscenti dell'estetica, formulata o no, della •Scapigliatura. Qui ritroviamo il Boito studioso di archeologia, d'arti ,figurative, del pittoresco applicato alla musica. Al conte .Salina, il quale metteva in ,scena il Mefistofele a Bologna: « Pel Sabba greoo mi abbisognano i vetri bleu.... non credo che debbano costare moltissimo e saranno utilissimi per tutti gli spettacoli del Comunale. Ella. interceda dunque per questo azzurro, faccia discendere il poetico riflesso della luna s,ul mio Sabba classioo >>.Naturalmente, anche queste preoccupazioni egli sapeva far andare sotto l'egida dell'umorismo: « Senza luna, caro Conte, non -si fa nulla di buono; vorrei poterle spedire per modello que,sta :~e incanta le lagune di Venezia, ma ha già le corna a ponente e ,s avv1c1i:1-al suo ultimo quarto. Attendo da Lei una luna più com– pleta ancora>>. Insomma era Boito il quale, sorpreso, - da Giacomo Orefice, - mentre osservava, in un grande caleidoscopio, le mobili BibliotecaGino Bianco

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