Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

66 Utinam natori sono sulle spine.perché altri obblighi, interessi personali e non della Scuola, li attendono altrove, se ad altri è affidato l'uf– ficio di esamina,re (o di far lezione!) e non al titolare o all'incari– cato d'ella 0attedra, se uno dei commissari vi tira per la giacca perché la smettiate di far domande, se ci si limita alle quisquilie, se nessuna differenza si fa tra il diciotto e il ventiquattro, se in– somma non si fanno esami sul serio, allora è meglio non farli. Ma noi siamo qui per la Scuola e non per le nostre beghe ; e ab– biamo perciò il dovere di servire la Scuola. Servirla significa anche ammettere aila laurea solo quei gio– vani che dimostrano di avere una preparazione sufficiente. A niente giova affidare ad un giovane un argomento di dissertazione se egli non ha la nece1ssaria preparazione per trattarne: potrà compilare più o meno garbatamente da libri antichi e moderni, vi esporrà, se è intelligente, una sua teoria personale, farà anche dello spirito, e sarà laureato. Dove la scuola è ben organizzata, nessun glovane che voglia laure·arsi deve far tesi inutile a se stesso e agli studi, ma trattare un argomento in cui con· la guida dell'insegnante e con paziente e intelligente lavoro dirà qualche cosa d!i nuovo. Questo significa davvero sentire in ogni istante la Scuola univer– sitaria come parte viva della vita della Nazione. Noi oggi potremmo, non dico per un gran numero dli studenti, ma per uno scelto e tutta,– via non scarso manipolo, ottenere perfino che essi avessero i mezzi per recarsi da una Università all'altra a seguirvi indirizzi e metodi diversi. Lo Stato e generoRi privati, che hanno spontaneamente aderito all'opera d!i rinnovamento della nostra cultura. distribui– scono oggi non dieci né venti ma centinaia di sussidi, di borse di studio, di premi di incoraggiamento: aiutare studenti bisognosi e volenterosi è, dunque, possibile; e se cosi noi faremo, non iso– lati studiosi e scienziati a.vrà l'Italia d'i domani ma battaglioni di studiosi e di scienziati. Oggi, in Italia, riesce relativamente fadle pubb licare lavori di carattere storico e scientifico, e se meglio ordi– na.ta fosse la nostra industria editoriale (un giorno o l'altro par– lerem o anche di questo) noi potremmo potenziare al massimo la nostra, v•olontà di operare e di costruire nel campo delle Lettere e delle Scienze. Ma è chiaro che per far ciò si dovrebbe cominciare col distruggere inutili riviste, e adoperar la. penna non per la titologra:fia ma soltanto nell'interesse degli studi e della scienza italiana. IV. Ed eccoci arrivati al problema più spinoso che è quello del nu– mero delle nostre Università. Tropp_e esse sono, o meglio troppe Facoltà sono in Italia, ed e'liminarne alcune è difficile, perché BibliotecaGino Bianc

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